Miracolo di Crema

Una serie di eventi miracolosi sono legati al crocifisso ligneo, risalente al XIII secolo, che sta nel duomo di Crema. Nel 1448 la città era sotto la signoria di Milano e non ancora sotto la Serenissima. In quell'anno infuriavano, tanto per cambiare, lotte tra guelfi e ghibellini. Un gruppo di armati ghibellini era entrato nel duomo per ripararsi dal freddo. Uno di loro, il bergamasco Giovanni Alchino, fece un fuoco e ci buttò dentro il crocifisso, «tanto, era guelfo anche lui». Ma la scultura ritrasse le gambe (sono ancora così) e, vedendo il miracolo, molte mani intervennero a togliere dalle fiamme il crocifisso, che rimase solo parzialmente annerito. Nel 1708 quel crocifisso si produsse nel cosiddetto «miracolo delle spighe»: piogge torrenziali stavano compromettendo il raccolto e il vescovo Grifoni decise di esporre il crocifisso sull'altare maggiore, cosa che fece cessare subito la pioggia. Nel 1747 sempre il crocifisso salvò la città da una rovinosa epidemia di peste bovina. Scrivono Sergio Meloni e Ivana Spelta ne I crocifissi di cui la tradizione narra gli eventi prodigiosi (Mimep-Docete), che il 19 agosto del 1780 avvenne il «miracolo della polveriera». Durante un violentissimo temporale un fulmine colpì la polveriera cittadina, causando un incendio inarrestabile. Fu visto allora il crocifisso del duomo in cima alla torretta della polveriera.

Malgrado l'estensione dell'incendio, questo poté essere domato senza che le fiamme causassero la temutissima esplosione. Le velocità e facilità con cui si riuscì ad aver ragione dell'incendio furono ritenute miracolose.

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