
"Condannati per sacrilegio". Così avevo scritto, il 25 agosto, su queste colonne. E non per vezzo profetico, ma perché conosco il teatrino romano meglio di quanto essi conoscano il tram di Milano. E infatti: Miracolo Milano, il docu-film che racconta la resurrezione della città più viva d'Italia, non ha trovato posto alla Festa del Cinema di Roma. Prevedibile come le buche sul Lungotevere. Non c'è posto per Milano nel presepe romano. Non è questione di qualità del prodotto su questo il consenso è unanime: il film è ben fatto, coinvolgente, capace di scuotere anche il più rimbambito spettatore. La verità è che siamo davanti all'ennesimo trionfo dell'amichettismo, quello che si gioca sulle terrazze tiberine tra un prosecco e una telefonata. Se non appartieni al circuito dei raccomandati, ti sbattono fuori.
Eppure, mentre a Roma i pepli girano il pollice all'ingiù come fossero l'imperatore al Colosseo, persino Il Fatto quotidiano, che se potesse spianerebbe non solo i grattacieli, ma anche i silos della metropoli lombarda, è rimasto incantato dalle immagini che spiegano, più di un milione di parole, la meraviglia che suscita questa città nel mondo.
Dunque non siamo davanti a un progettino di "respiro locale", come qualche corvaccio ha fatto trapelare, ma al racconto epico della più straordinaria rigenerazione urbana che l'Europa abbia visto negli ultimi cinquant'anni.
Che cosa dà tanto fastidio? Semplice: Miracolo Milano mostra una verità che a Roma non vogliono sentire. Mentre la Capitale si trascina tra immondizia e ministeri, Milano si è rifatta il trucco e pure l'anima: da Tangentopoli in poi ha ricostruito sé stessa, diventando la metropoli europea che attrae capitali, talenti, idee. È la dimostrazione plastica che una città può rinascere e tornare protagonista nel mondo. E questo, ai custodi della rendita ideologica "de sinistra", fa venire l'orticaria.
Alfio Bardolla, produttore del film, è stupito: "La rinascita di Milano è un caso unico e straordinario al mondo, 30 miliardi di investimenti, una città rinata sotto gli occhi di tutti, trasformando la città in uno dei luoghi più attrattivi d'Europa. Il film che abbiamo voluto fare celebra, come non aveva mai fatto nessuno, questa verità storica".
Nessuna meraviglia invece per Luigi Crespi, ideatore del progetto: "Non ci sentiamo mortificati da un'esclusione che avevamo messo in conto. Iscrivere il film a Roma è stata un'offerta di confronto che il festival romano non ha saputo cogliere. Un'occasione mancata". Due culture in dialogo, magari sfidandosi. Nel docu-film la "città della Madonnina" riesce a palesarsi quale laboratorio di civiltà, a parte le orrende corsie per biciclette, sarebbe stato curioso ascoltare commenti in sala alla Festa de noantri. Renato Farina, autore del libro che ha ispirato il film, usa due volte una parola sbagliata. Vediamo se indovinate: "Questo lavoro narra la bellezza di una città che ha saputo trasformare il dolore in forza, attingendo al suo Genius loci, che è cristiano anche quando non sa di esserlo. Miracolo Milano non è un'operazione di parte, ma un tributo al coraggio e al lavoro". Ma certo. È il sostantivo "lavoro" che risulta offensivo...
Mi rendo conto: sto cedendo agli stereotipi. Ma la giuria - col presidente nominato dal sindaco dei cinghiali, cioè Gualtieri ha espresso una bocciatura così ovvia da essere essa stessa un luogo comune. Non poteva però fare altrimenti: lasciar trapelare in casa propria che Milano ha saputo fare ciò che Roma nemmeno immagina, significherebbe confessare che il decrepito dominio culturale del proprio ombelico quirita è finito: la vitalità è altrove.
Lo testimonia nelle sue memorie Massimiliano Fuksas, che è romano fino ai calcagni. In Lombardia, grazie all'efficienza di Formigoni, è riuscito a passare dal disegno alla inaugurazione della Fiera di Milano-Rho in un tempo record: due anni. E Roma? Scelse il progetto della sua famosa Nuvola all'Eur nel 1998. Apertura, siccome sono stati svelti, nel 2016.
Il rifiuto è il figlio scemo dell'invidia. Ma, per dirla con Manzoni, non sarai certo tu, Roma del Cinema, quella "che spianti Milano". Ci hanno provato in tanti. Risultato: Milano si è sempre rialzata più forte. Roma invece resta ferma, abbarbicata al mito di sé stessa, a metà tra Fellini e i gabbiani sulla spazzatura.
Miracolo Milano non ha bisogno del tappeto rosso romano.
Verrà presentato al Senato il 16 ottobre, poi la "prima" al Teatro Manzoni il 27 ottobre, quindi le sale cinematografiche e le reti Mediaset a Natale. Nel frattempo, il film correrà nei festival internazionali, portando nel mondo non solo l'immagine di Milano, ma dell'Italia che funziona.