Politica

Miracolo alla veneta: alluvione «cancellata»

Mastrolindo, Veneto di più: una battuta per dire che gli abitanti di Padova, Verona e Vicenza in nemmeno un mese hanno già ripristinato lo status quo pre-alluvione. Tutto è tornato alla normalità o quasi: bravissimi i miei concittadini nel ripulire in silenzio strade e case travolte da tonnellate di macerie. Così bravi che mi era venuto il dubbio venissero cooptati dalla Protezione civile per spalare anche la monnezza campana.
Fortunatamente Bertolaso non ci ha pensato, ma il pericolo l’abbiamo corso (...)
(...) perché i veneti con la scopa hanno dimostrato di saperci fare al contrario di altri. Già dimenticate le drammatiche immagini dell’alluvione. Cancellate dalla forza d’animo e dalla dignità della fatica le storie di disperazione di famiglie senza più un tetto. Centinaia le iniziative di solidarietà che hanno contribuito a creare una vera e propria rete di assistenza alle imprese danneggiate dall’alluvione. La Camera di commercio di Padova, per esempio, ha raggiunto un’intesa con gli ordini professionali locali che perizieranno gratuitamente alle aziende i danni cagionati dall’alluvione. Ora si fa ritorno al lavoro con poca voglia di distrarsi per assistere alle meline della politica romana.
Dall’altro ieri qui è obbligatorio il digitale terrestre, ma per un veneto la briga d’installare un decoder per ascoltare Saviano che gli dà del mafioso oppure vedere Bersani col sigaro in bocca sul tetto della Sapienza è più frustrante che ripulire la strada pubblica da qualche tonnellata di detriti. Il leader dell’opposizione tra gli alluvionati non si è mai visto, altrimenti avrebbe preso coscienza per davvero di cosa debba intendersi per «macchina del fango». Il fango in Veneto arrivava veramente al tetto delle abitazioni: non era una pedante invenzione da salotto romano in pantofole e cachemire. I veneti hanno ristabilito una situazione di normalità con talmente tanto zelo che in un mese sono già alle scaramucce e agli scaricabarile per ripartire colpe e denari. Anche qui purtroppo è in uso la maldestra abitudine nazionale di cavalcare politicamente le disgrazie pur di racimolare un po’ di consenso e di conseguenza le opposizioni sparano a salve sulle presunte responsabilità delle giunte. Boccaccesche baruffe a cui nemmeno da queste parti riusciamo a sottrarci. Da una parte si accusa un sindaco per non aver predisposto un piano d’emergenza, dall’altra si chiede una commissione per la ripartizione dei risarcimenti. Commissioni e soprattutto i relativi gettoni dei commissari sono una patologia esportata da Roma al Veneto meno avvezzo a queste tresche, ma la sinistra non ne può fare a meno perché sono nel suo Dna nazionale e locale. I magistrati indagano per disastro colposo: deformazione professionale di aprire fascicoli a ogni temporale, salvo archiviarli quando un perito avrà autografato che il 2 novembre ha tempestato.
Però, a parte questi viziuncoli congeniti, retaggio della nostra italianità, c’è un dato incredibile sotto gli occhi della nazione intera: il Veneto a un mese dell’alluvione è ripulito e tirato a lucido. Ora i veneti attendono i quattrini promessi da Roma per ricostruire ciò che non c’è più e ritornare a lavorare con il medesimo dignitoso garbo con cui hanno ripulito le proprie abitazioni. Io invece chiamo un amico della Zdf per raccomandargli di mostrare ai tedeschi il miracolo veneto, non sempre e solo le immagini della monnezza campana. L’Italia è anche questa o forse dovrebbe esserlo.
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