Il miracolo di Wojtyla: ha guarito dal Parkinson

Monsignor Dziwisz: «È un episodio simbolo, ma i casi sotto esame sono tanti»

Andrea Tornielli

da Roma

Una suora «che ha dedicato tutta la sua vita al servizio dei neonati» è stata guarita per intercessione di Giovanni Paolo II proprio dalla malattia «che era tanto visibile nell’ultima parte della vita» del Papa polacco, vale a dire dal morbo di Parkinson. È il presunto «miracolo» che potrebbe portare Wojtyla sugli altari, quello di cui ha parlato ieri mattina ai microfoni di «Oggi 2000», la rubrica di approfondimento religioso del giornale radio Rai, il postulatore della causa di beatificazione Slawomir Oder. La guarigione inspiegabile sarebbe avvenuta poche settimane dopo la morte di Giovanni Paolo II, nel maggio 2005 e la protagonista, il cui nome rimane ancora riservato, è una religiosa francese che ha dedicato la vita al servizio dei bambini appena nati.
«È accaduto nell’ambiente in cui la vita viene accolta, custodita, servita – ha spiegato monsignor Oder – è accaduto ad una persona che ha dedicato tutta la sua vita al servizio dei neonati ed è stata guarita. Non voglio parlare ancora del miracolo, però questa persona ha sperimentato un intervento in una situazione che la rendeva inabile ad agire in questo campo e invece è stata guarita da una malattia, una malattia che era tanto visibile anche nell’ultima parte della vita di Giovanni Paolo II». Il giovane prelato polacco, che da otto mesi sta lavorando per mettere insieme documenti e testimonianze sulla vita di Wojtyla, non pronuncia mai la parola «Parkinson», ma è evidente dalle sue parole che si tratta proprio del morbo che ha afflitto il Pontefice. Oder, nell’intervista a «Oggi 2000», ha anche confermato che la guarigione scelta per essere presentata alla Congregazione per le cause dei santi è avvenuta in Francia. Un particolare è già stato rivelato lo scorso novembre dall’ex segretario di Wojtyla, l’arcivescovo di Cracovia Stanislaw Dziwisz, il quale, inaugurando una cappella dedicata a Giovanni Paolo II presso la sede nazionale delle Acli, aveva detto: «Hanno scelto la Francia, forse perché è un Paese che non ci si aspetta». Dziwisz in quella occasione aveva anche aggiunto: «Non ci sono problemi con i miracoli, perché sono davvero tanti».
Com’è noto, per la beatificazione, che rappresenta il primo «gradino» della santità, è necessario che venga accertato un miracolo compiuto per intercessione del candidato agli altari. Un secondo miracolo è poi necessario per il passo successivo, rappresentato dalla canonizzazione. È noto che Benedetto XVI ha derogato alla norma che prescrive di lasciar trascorrere cinque anni dalla morte della persona prima di iniziare un processo di beatificazione: Giovanni Paolo II si è spento la sera del 2 aprile 2005 e la causa si è formalmente aperta il 28 giugno. Era già accaduto, in seguito a una decisione dello stesso Wojtyla, per Madre Teresa di Calcutta, anche se in quel caso il processo si era aperto due anni dopo la scomparsa della religiosa. Ratzinger sembra però intenzionato a far sì che questa come altre cause procedano con il necessario rigore, soprattutto per quanto riguarda l’accertamento dei miracoli.


La religiosa francese, a causa del Parkinson, era stata costretta ad abbandonare il suo servizio presso il reparto maternità di un ospedale. Sarebbe stata guarita dopo che le consorelle hanno pregato Papa Wojtyla, da poco scomparso.

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