Politica

La Miss che vuol riscattare Hina

«Non tutte portiamo il velo. Il burqa? Se è una libera scelta, perché no?»

Nino Materi

nostro inviato a Salsomaggiore

Ormai è una sfida fra Nord e Sud. E il meridione d’Italia, a Salsomaggiore, sembra farla da padrone. Il 46% delle chiamate per il televoto arriva dalle regioni meridionali, il 60% delle miss ancora in gara è del Sud. E, dopo gli appelli delle reginette, la battaglia di bellezza si è trasformata in una competizione quasi «di campanile». Tra le due parti, però, il palcoscenico, per ora, se l’è conquistato una outsider.
Si chiama Dounia ma potrebbe chiamarsi Hina, come la ragazza accoltellata a morte dal padre perché «non si comportava da brava musulmana». Dounia e Hina: stessa età, stessa religione, probabilmente stessi sogni. Quando i genitori di Dounia hanno saputo che la figlia voleva iscriversi al concorso di miss Italia hanno sorriso; quando i genitori di Hina hanno saputo che la figlia voleva vivere «all’occidentale» con un fidanzato italiano hanno deciso che non meritava più di vivere.
L’altro ieri Dounia el Mouti, 22 anni, con la coccarda numero 65 sul petto, ha sfilato a Salsomaggiore pensando a Hina. E le ha dedicato una poesia: «Libertà». Versi che raccontano la storia di una libertà scippata. Proprio come quella di Hina, a cui non solo è stata negata la libertà delle sue scelte, ma la libertà stessa di vivere.
«So bene che ci sono degli episodi molto gravi, come l’uccisione di Hina, la ragazza pachistana sgozzata a Brescia - dice Dounia -. E proprio a lei sto pensando in questi giorni perché anch’io sono nata vicino a Brescia. Miss Italia mi dà l’occasione di parlare anche di Hina». I genitori di Dounia sono marocchini, quelli di Hina pachistani: famiglie musulmane, entrambe trapiantate nel Bresciano da Paesi lontani. Due microcosmi opposti, simboli di fede e cultura che solo gli uomini sono in grado di trasformare in fede e cultura «buona» o in fede e cultura «cattiva». Dounia è la prima aspirante miss di religione musulmana che punta a conquistare la corona di più bella d’Italia. Dounia vive a Breno, in Valcamonica, dove i «gruppi di ascolto» misti (amici e familiari marocchini gemellati con tanti simpatizzanti italiani) hanno votato compatti per questa fascinosa brunetta dagli occhi alla Bambi, che studia a Rimini Economia dei mercati e servizi turistici e parla perfettamente italiano, inglese e arabo. Se è vero che la sua partecipazione alla corte di Carlo Conti rischia di essere la solita nota di «colore» sulla tavolozza del buonismo interrazziale, è altrettanto vero che una ragazza musulmana che arriva proprio dalla terra che ha visto l’orrenda fine di Hina, assume un significato tutto particolare. Come a voler ribadire al mondo che i musulmani non sono tutti uguali. Dounia lo urla con l’ingenuità dei suoi 22 anni: «Basta con i luoghi comuni sugli islamici, il dramma di Hina non può essere elevato a paradigma di un intero popolo».
Non ripudia le sue origini islamiche, anzi. Quando i giornalisti le stanno addosso, ponendole delle domande più grandi di lei, come quella sulla lectio magistralis del Papa, pronunciata in Germania, Dounia, non si tira indietro: «Benedetto XVI ha sbagliato a criticare Maometto. Ha fatto male perché non c’è una religione più importante di un’altra. Nessuna religione può arrogarsi il diritto di giudicare le altre fedi. È vero, il Papa ha fatto le sue scuse. E le scuse vanno accettate. Però le minacce sono la diretta conseguenza di ciò che aveva detto. Per quanto mi riguarda sono musulmana, i miei genitori sono di origine marocchina, non seguo sempre il Ramadan e mi comporto come una ragazza qualsiasi. Porto minigonne e mostro l’ombelico. Non tutte le ragazze musulmane portano il velo e i miei genitori non fanno storie. Mi lasciano libera. Il burqa? Se è una libera scelta, perché no?».
Ma alla fine prevalgono sempre i discorsi da miss: «Il mio sogno è il cinema e i miei miti sono Monica Bellucci e Giovanna Mezzogiorno. Il film che avrei voluto interpretare è L’ultimo bacio». A Dounia non fa difetto neppure l’autoironia: «Dicono che assomiglio alla Cucinotta? Sicuramente mi manca qualcosa...».

E ride guardandosi il petto.

Commenti