Il mistero di Ozzy Osbourne La scienza studia il suo Dna

I ricercatori si chiedono come mai sia ancora vivo dopo decenni di alcol e droga Lui confessa: «Neanche io so rispondere». E pubblica il nuovo (bel) cd «Scream»

Il mistero di Ozzy Osbourne La scienza studia il suo Dna

Semmai c’è da chiedersi perché non ci abbiano pensato prima: è un miracolo vivente. Eppure solo ora i ricercatori si sono accorti che Ozzy Osbour­ne, sì, è un tipo da studiare per benino. Ovvio, non per capire meglio la sua musica. Suvvia: come cantante e vabbé, lascia­mo perdere. Ozzy è un’icona, mica un tenore e, anche se ha ispirato generazioni di rocketta­ri, non brilla certo per limpidez­za vocale. Ma come prodigio della biologia non lo batte nes­suno. La domanda è semplice semplice: come fa a essere an­cora lucido e in salute dopo es­sersi demolito per quarant’an­ni con droghe e alcol? Così, mai successo prima, alcuni ricerca­tori americani hanno deciso di spendere 32mila euro chieden­do alla società Knome di map­pare il Dna di John Michael Osbourne detto Ozzy perché da bambino era così balbuzien­te c­he per pronunciare il suo co­gnome bofonchiava tanti «oz oz» prima di riuscirci, nato ad Aston vicino a Birmingham quasi 62 anni fa, fondatore dei Black Sabbath, uno dei gruppi che hanno scritto il genoma del rock duro. Tanto che vendeva i cento milioni di copie dei suoi dischi, prima con la band e poi da solista,l’inarrestabi­le Ozzy ha incasellato la più strabiliante quantità di eccessi mai registrati da una rockstar, roba da enciclopedia. Qualche esempio per gradire (evitando le leggende che sono tante come i proverbi). Dopo es­sere stato buttato fuori dai Black Sabbath a fine anni Set­tanta perché troppo ubriaco, si è fatto prestare cinquemila dol­lari da un amico ( «Avevo finito i soldi»),ha comprato casse di vo­dkaesi è rinchiuso in un alber­go di Hollywood: «Ho pensato: intanto bevo e, se sopravvivo, torno a Birmingham per aprire un pub». Invece ha trovato Sha­ron Arden, la figlia del suo ma­nager Don, che è andato a ripe­scarlo e lo ha sp­osato dopo aver­lo fatto disintossicare per la pri­ma volta. In segno di ricono­scenza, anni dopo lui ha tentato di ucciderla e le perizie dell’indagi­ne certificano che ave­va bevuto quattro bottiglie consecutive di vodka. Un esem­pio tra tanti. Poi, in ordine spar­so, Ozzy è stato arrestato vestito da donna mentre ubriaco fradi­cio faceva pipì sulle rovine di Fort Alamo, monumento na­zionale americano. Il mana­ger del tour di The ultimate si n del 1986 ha rivelato di non aver mai visto niente di si­mile quanto a eccessi.
E solo po­chi anni fa- e lo racconta lo stesso Ozzy­«ho rischiato di morire andan­do a sbattere con un motorino a due all’ora».Aveva bevuto l’im­possibile. Adesso che è (appa­rentemente) ripulito, in Io sono Ozzy , la sua autobiografia cam­pione di vendita negli Usa ed edita in Italia da Arcana, riassu­me: «Se da ragazzino mi avesse­ro domandato chi dei miei coetanei ce l’avrebbe fatta ad arrivare ai sessant’anni, col cazzo che avrei scommesso su di me». In­vece ora ha cinque figli, quattro nipoti, vive tra Los Angeles e il Buckinghamshire e con Sha­ron forma la coppia più bella e folle del rock perché non può es­sere altro che un grande amore a tenere insie­me una donna ricca e volitiva con un divo che ha pure tentato di ucciderla e prova a suicidarsi da quando ha quattordici anni. È lo stesso legame commoven­t­e che Ozzy Osbourne è riuscito a creare con il pubblico. D’al­tronde già quando era nei Black Sabbath, pieni anni Set­tanta, la sua voce spariva se con­frontata con quella di altri idoli come Robert Plant dei Led Zep­pelin. Figurarsi dopo che ha ini­ziato come solista e continuato come tossico, ossia dal 1980 fi­no a oggi: via via i toni sono di­ventati sempre più striduli e l’ampiezza vocale è diventa­ta sottile come uno spago. Ma è sempre inarrestabile e sapete perché? È il pri­mo reality del rock. D’accor­do, il pubblico televisivo lo ha conosciuto solo grazie agli Osbournes di Mtv, lo show che riprendeva lui e la famiglia in una quotidianità degna di Ione­sco. Ma i fans hanno seguito per ben quarant’anni il suo cal­vario. A differenza di altre star che li nascondono o li santifica­no, Ozzy Osbourne ha umaniz­zato i propri vizi, senza esaltarli ma mostrandoli anzi in tutta la loro gravità. E la gente ha condi­vi­so le sofferenze di un idolo gio­coso, kitsch quanto basta ma così sincero da lanciare tra le pa­role di ogni intervista e di ogni concerto lo slogan più toccante del mondo: guardate come so­no, non vi riducete come me. E anche in Let it die del suo nuovo cd Scream , che è una messa cantata di hard rock, niente di straordinario ma tanto di vero, lui non usa giri di parole: «Sono un peccatore».

E se nella sua au­tobiografia ammette che «la gente mi chiede com’è che so­no ancora vivo e io non so cosa rispondere», ci vuol poco a capire perché Ozzy Osbourne, figlio di poverissimi operai che non riuscivano neanche a compra­re le scarpe per i sei figli, sia una leggen­da: è autentico da quarant’anni. E tra un mese, quando si conoscerà la mappa­tura del suo Dna, si capi­r­à anche perché è così pro­digioso, drammaticamen­te e misteriosamente pro­digioso .

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