Il misticismo in dodici capitoli

Suonatori Klezmer e musicisti palestinesi, mistici della tradizione mediterranea e tarantolati. A Roma il sipario si alza sulla spiritualità, quella della seconda edizione di «Divinamente Roma» fino 13 aprile. Dodici gli appuntamenti del Festival Internazionale della Spiritualità (due in più rispetto alla precedente edizione), in scena in vari luoghi della città: dai Musei Capitolini al Conservatorio di Santa Cecilia, da San Michele a Ripa agli Horti Sallustiani passando per i teatri India e Valle, Goethe Institut, Teatro dei Dioscuri, Santa Maria in Trastevere e il Museo dei bambini «Explora».
Dopo il successo newyorkese, dove il festival ha esportato trenta dei suoi artisti e sei spettacoli, la rassegna ritorna grazie al contributo del ministero per i Beni e le Attività Culturali, 300mila euro lordi «che diventano netti grazie al contributo dell’assessorato alla Cultura del comune di Roma», ha sottolineato la direttrice artistica Pamela Villoresi. Non una gran somma, in verità, ma tanto basta quando si hanno passione e idee. Quest’anno il festival apre all’architettura visuale con l’installazione che animerà la facciata di Palazzo Valentini dal 3 al 5 aprile. Originale versione della Natività raccontata per immagini dall’Accademia perduta Romagna Teatri, lo spettacolo ha già incantato il pubblico di New York con le proiezioni sulla facciata del consolato italiano in Park Avenue. Apertura innovativa per un festival «che si propone come momento di conoscenza reciproca, contro intolleranze e violenze; un lavoro da grilli parlanti che non poteva che vedere la luce in Italia, Paese che si è sempre distinto per la sua capacità di coniugare arte e spiritualità», ha commentato la Villoresi.
Quest’anno si potrà assistere all’incontro tra Edith Stein ed Hetty Hillesum immaginato da Giuseppe Manfridi in «La matassa e la rosa»; ascoltare il re del Klezmer Giora Feidman e i Radiodervish; seguire i secondini nelle celle del San Michele a Ripa che accoglieranno storie di persecuzioni religiose; conoscere gli strumenti tipici della musica araba e vedere all’opera i Tarantolati di Tricarico; assistere alla “Misa criolla” (la messa creola) in Santa Maria in Trastevere e ascoltare le preghiere dei bambini di tutto il mondo musicate dai Dirotta su Cuba.


Per la danza, lo spettacolo di Carolyn Carlson e quello di Micha Van Hoecke, che proprio al Festival della Spiritualità dedicherà una coreografia inedita per sottolineare ciò che accomuna spiritualità e arte: la ricerca. «Se vado in Chiesa è per cercare Dio, se vado in teatro è per cercare me stesso», ha detto il celebre coreografo russo-belga.

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