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LE MISURE ANTI CRISI La nuova previdenza

Pensioni: si cambia. In attesa di conoscere come sarà, nei dettagli, la riforma del sistema pensionistico, può essere utile sapere quanto hanno reso, ai lavoratori che vi abbiano aderito, i fondi pensione negoziali, cioè i fondi che permettono di integrare la pensione dell’Inps tramite il conferimento del Tfr maturato anno per anno, il versamento del lavoratore e quello dell’azienda. Negli ultimi tre anni, cioè dopo la crisi dei mercati finanziari seguita al fallimento della banca d’affari americana Lehman Brothers, i fondi pensione negoziali hanno guadagnato in media l’11,05% contro il 7,6% del trattamento di fine rapporto (Tfr). Alcuni fondi, però, sono riusciti a rendere molto di più come nel caso di Foncer dinamico (21,92%), comparto bilanciato azionario dedicato ai lavoratori dell’industria delle piastrelle di ceramica, di Telemaco crescita (18,20%), linea bilanciata azionaria per gli occupati delle aziende di telecomunicazioni, di Cooperlavoro dinamico (17,86%), comparto bilanciato per gli assunti nelle cooperative di produzione e lavoro, e di Arco bilanciato dinamico (17,66%), fondo bilanciato per i lavoratori del settore legno e laterizi. Risultati positivi che, è importante sottolinearlo, non tengono conto del contributo aziendale che spetta al lavoratore soltanto se aderisce al fondo pensione integrativo: nel caso in cui mantenga il tfr maturato ogni anno in azienda, rinunciando cioè a versarlo nel fondo pensione integrativo, non ha infatti diritto al contributo del datore di lavoro (che oscilla, di norma, tra l’1,0% e il 2,10% della retribuzione annua).
SETTORE ENERGETICO Il primo esempio, si riferisce a una impiegata di un’azienda del settore energia e petrolio che nel dicembre del 1998 aveva 25 anni e guadagnava 20mila euro lordi all’anno: oggi, a 38 anni il suo stipendio lordo ammonta a 29.200 euro. Immaginiamo che la lavoratrice abbia versato dal 1998 a oggi, il 2,0% della sua retribuzione annua, abbia conferito il tfr maturato ogni anno (pari al 6,91% della retribuzione) e che l’azienda presso la quale lavora gli abbia versato il 2,10% della sua retribuzione annuale. A fine ottobre 2011 dovrebbe aver accantonato quote del fondo pensione di categoria (Fondenergia) per 41.100 euro: un capitale che dovrebbe permettergli di coprire, quando andrà in pensione, il 7% circa della sua ultima retribuzione.
SETTORE FARMACEUTICO L’altro esempio, è quello di un perito chimico, impiegato in una ditta chimico - farmaceutica che nel 1998 aveva 30 anni e poteva contare su una retribuzione lorda annua di 25 mila euro che oggi, all’età di 43 anni, è lievitata a 36.500 euro. Ipotizziamo che l’impiegato si sia fatto carico di versare, dal 1998 a oggi, l’1,20% della sua retribuzione annua, mentre l’azienda gli ha versato un altro 1,65% della sua retribuzione annuale.
Tenendo conto anche del conferimento del tfr maturato ogni anno (pari al 6,91% della retribuzione) dovrebbe essere riuscito ad accumulare con il suo fondo pensione di categoria (Fonchim) quote per un valore di 44.300 euro che dovrebbero consentire di coprire, nel momento in cui avrà diritto alla pensione, il 6,0% della sua ultima retribuzione
SETTORE METALMECCANICO L’ultimo esempio è quello di un tornitore specializzato di un gruppo metalmeccanico: nel 1998 aveva 35 anni e guadagnava 30mila euro mentre oggi, all’età di 48 anni, ne guadagna 43.800. Questo lavoratore metalmeccanico ha conferito dal 1998 a oggi nel fondo pensione di categoria (Cometa) il tfr maturato ogni anno, una quota dell’1,20% della propria retribuzione mentre un ulteriore 1,20% se lo è visto versare dall’azienda.

A fine ottobre 2011, la somma delle quote accumulate nel fondo pensione integrativo varrebbe circa 51.500 euro che dovrebbero garantirgli, quando avrà diritto ad andare in pensione, il 5,9% circa della sua ultima retribuzione.

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