Seicento vittime di mobbing ogni anno. Lavorano per lo più a Milano e per uscire da quest’incubo chiedono aiuto alla clinica del lavoro Luigi Devoto di via Manfredo Fanti. Tempo d’attesa previsto: quattro mesi.
Tachicardia, ipertensione, insonnia: i sintomi somigliano molto a quelli dello stress, ma le cause no, quelle sono molto diverse. «In questi anni ne ho viste di tutti i colori», racconta la dottoressa Maria Grazia Cassitto, psicologa della Luigi Devoto. Fa un lungo sospiro prima di ammettere: «Non pensavo che la crudeltà umana potesse arrivare a tanto». La prima distinzione: «Esiste il mobbing strategico e quello emozionale». La differenza? «Il primo è parte di un disegno e ha un obiettivo ben preciso, il secondo invece, si verifica all’improvviso, non era previsto». Nessuno è immune: tutti possono caderne vittime, «senza distinzione di categoria, sesso, età o tipo di impiego». Così capita che la donna rientrata dopo la maternità non trovi più la propria scrivania, o che il dirigente cinquantenne si veda affiancare un giovane rampante che lentamente gli sottrae il lavoro. «Poi magari un giorno “per un guasto tecnico“ il suo pc non è connesso alla rete e la settimana seguente il telefono viene abilitato solo alle chiamate interne». Una volta su due l’aguzzino è il capo, ma il mobber, violento o subdolo che sia, può essere anche il collega con cui la vittima ha condiviso per anni la stessa scrivania, i racconti del weekend e le foto delle vacanze. Un giorno però, inizia ad identificare il compagno come un nemico e allora non lo invita più a prendere il caffè, né tanto meno a mangiare in mensa. «Spesso si inizia così e poi la situazione degenera».
«Ma si rende conto quanto costa a questa azienda?». Refrain comune per una situazione che ha un nome preciso: «Seconda gravidanza». La dottoressa Cassitto snocciola esempi infiniti di donne che hanno visto finire la propria carriera perché in attesa del secondo figlio. E neanche a dirlo, le lavoratrici sono maggiormente penalizzate rispetto ai colleghi uomini (53,1% contro 46,9%).
Alla clinica Luigi Devoto, la prima in Italia che ha affrontato questi problemi, si accede tramite impegnativa del medico di famiglia. Due i giorni in day hospital necessari per valutare la sindrome: «I pazienti vengono sottoposti ad anamnesi lavorativa, visita medica, colloquio con uno psicologo, una serie di test e a tutti gli accertamenti che si ritengano necessari».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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