di Marialuisa Gavazzeni Trussardi
Le sfilate milanesi della Moda Uomo per la primavera estate 2012 si sono concluse ma ci sembra opportuno ora fare l'esame della situazione economica dell'intero comparto Moda (tessile, abbigliamento, pelle, pelletterie, calzature) per capire se godiamo o no buona salute al di là dello show-off delle passerelle. Che per altro con le loro performances hanno avuto un ottimo riscontro di stampa, Tv e compratori da tutto il mondo. I media ne hanno dato il meritato risalto. Non poteva che essere così dato che il Made in Italy è il più importante marchio della Moda nel pianeta e come ci dicono i numeri delle esportazioni confrontati con quelli dei nostri eterni rivali, i francesi, che seguono buoni terzi anche dopo i tedeschi, noi siamo i primi. La Cina naturalmente è il primissimo esportatore nel Mondo ma di beni non di lusso e nemmeno di livello alto o medio come invece siamo noi, i tedeschi, i francesi.
Se osserviamo la tabella, qui riportata, della Camera Nazionale della Moda Italiana, vediamo che nel 2011 la previsione del comparto prevede un buon 7,1% di aumento con 65 miliardi di Euro rispetto ai 60 del 2010. Un aumento delle esportazioni del 14% e così pure (nota dolente) un aumento delle importazioni del 15%. Il saldo netto con l'estero della bilancia commerciale è di 12 miliardi di Euro, cifra ancora considerevole anche se inferiore di ben 4 miliardi ai valori del 2007.
I numeri sono in crescita anche se non hanno ancora raggiunto nel fatturato gli standards pre-crisi e chissà mai se li potranno raggiungere nel 2012.
Nel complesso, se il cambio dell'euro su dollaro tornasse a livelli meno penalizzanti per i prodotti italiani e se l'attuale debolezza dei consumi interni ed europei, ad eccezione della Germania, lasciasse spazio ad una maggiore fiducia dei consumatori si potrebbe considerare soddisfacente e vicina al vero la prevista crescita di fatturato.
La ripresa tiene il passo nel primo trimestre dell'anno ma la produzione interna registra una battuta d'arresto a favore (purtroppo) dell'aumento delle importazioni sia di materie prime sussidiarie chè di prodotto finito che passa da 25 miliardi a 29. Colpa delle delocalizzazioni dovute al costo del lavoro troppo alto se paragonato a quelli dei Paesi dell'area mediterranea e dell'Europa Balcanica e degli acquisti diretti di materie prime e semilavorati economicamente più appetibili di quelli prodotti all'interno.
Per quanto riguarda i mercati le opportunità di crescita vengono e verranno nei prossimi anni dai paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) dove i consumi sono previsti crescere a tassi sostenuti, mentre gli indicatori OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Svilippo Economico) ci dicono che la crescita complessiva dei consumi in Europa sarà molto modesta.
Auguri Moda Italiana!