
La prima sfilata di Pierpaolo Piccioli per il marchio Balenciaga controllato dal Gruppo Kering è perfino al di sopra delle altissime aspettative che il mondo della moda riponeva in questo poeta dell'ago e del filo. Nato a Nettuno 58 anni fa, sposato con una compagna di scuola da cui ha avuto tre figli e forgiato da 25 anni di duro lavoro per Valentino, Piccioli è riuscito a mettere insieme l'alto e il basso, l'inclito e il pop, un'attenta analisi del passato per costruire un futuro migliore. “Noi siamo il nostro ricordo: tutto quel che c'è stato fa parte di quel che ci sarà per cui in questa collezione ho cercato un punto d'incontro tra me e chi mi ha preceduto” dice poco prima di far sfilare 53 magnifici modelli riassuntivi dell'estetica di Cristobal Balenciaga, Nicolas Gherquère e Demna Gvasalia, i tre bravissimi designer che l'hanno preceduto. Dell'americano Alexander Wang che si è seduto sulla stessa prestigiosa poltrona dal 2012 al 2015 non fa giustamente parola: sono state 6 stagioni tanto dimenticabili quanto dimenticate.

Tutto il resto però c'è: le sublimi forme architettoniche di Cristobal noto nel fashion system internazionale come “Il Picasso della moda”, la City Bag di Ghesquiére che in mezzo a tutto non aveva mai sfilato e lo spirito ribelle per non dire furibondo di Demna, il designer georgiano che Francesca Bellettini ha fortemente voluto da Gucci. Il primo modello in passerella è un classico abito a sacchetto nero con quell'impareggiabile taglio dritto e scostato dal corpo che alla fine della Seconda Guerra Mondiale scandalizzava i benpensanti ma toglieva peso dalle spalle delle donna. “Il New look creato da Dior nel 1947 pesava 9 chili mentre il sac dress di Cristobal raggiungeva al massimo un chilo” spiega il designer davanti ai pezzi più speciali della collezione. Il famoso abito a petalo diventa un paio di modernissimi chinos, le gonne a boule sono trasformate in sorprendenti bermuda, mentre il blouson in pelle viene mutuato in una piccola cappa da giorno e la lunghissima camicia in cady lilla sembra fatta apposta per sdrammatizzare la scenografica gonna in piume di organza rossa.

Per PPP che è un colorista formidabile non dev'essere stato facile limitare le scelte cromatiche a poche straordinarie tinte come il verde cedro che qui in Francia chiamano “Chartreuse”, il viola, una tonalità molto pallida di rosa per l'ultimo abito da sera con gonna a balloon e un'amoniosa sinfonia di bianco, nero e cioccolato amaro per la
pelle. Dello stesso segno gli accessori tra cui le borse (una più bella dell'altra) e le infradito in velluto che al formalissimo Balenciaga avrebbero fatto orrore, ma con le estati roventi di oggi sono quasi una necessità.