«Il modello familiare è cambiato ma la natalità risale»

In ogni caso è certo che, oggi, riprodursi non è una priorità

Francesco Billari ordinario di demografia all’università Bocconi, segretario della European Association for Population Studies e membro di vari panel per la ricerca demografica.
Professore, la bassa fecondità in Italia è preoccupante?
«È vero che da quando abbiamo infranto, negli anni ’90, la barriera della bassissima fecondità, 1,3 figli per donna, siamo diventati un caso di studio. Soprattutto perché nell’immaginario internazionale l’Italia è il paese della famiglia».
Siamo a un punto di non ritorno?
«Dal 2000 veramente c’è stata un po’ di ripresa. Oggi siamo a 1,35 figli per donna e non siamo più il Paese a più basso tasso di fecondità. Prima di noi vengono Giappone, Corea e Paesi dell’est».
La risalita continuerà?
«Penso di sì, anche se si iniziano a vedere due Italie: tradizionalmente il Sud era più prolifico, mentre oggi è il contrario. La Lombardia con 1,45 figli per donna è sopra la media nazionale, mentre Sardegna, Calabria e Basilicata sono sotto».
Ma la famiglia è ancora un valore oppure no?
«Sono d’accordo con gli autori della ricerca antropologica sul fatto che oggi fare figli non sia più una priorità. Ma è anche vero che il modello di famiglia del passato - marito che lavora o studia e moglie casalinga - si è trasformato profondamente. Ma se fosse solo un fattore culturale, non si spiegherebbe: le idee sono cambiate prima e più fortemente in altri paesi, come la Francia, dove la media è circa due figli per donna».


E quindi qual è il problema?
«Da noi si fa tutto più tardi. Si diventa adulti più tardi e dunque anche genitori più tardi. E poi si verifica un paradosso: è proprio la famiglia forte che impedisce di fare molti figli, perché per seguirli bene bisogna farne pochi».
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