Pronti via al mondiale dell’atletica che torna in Giappone dopo 16 anni (Tokyo ’91): allora imperversava Carl Lewis, oggi tutti stanno nella scia di Asafa Powell, che non lo vale come uomo immagine, ma certamente come jet figlio del vento. Essendoci sette ore di fuso di differenza tra Italia e Giappone, orologio puntato sulla mezzanotte: al ruotar di giorno fra oggi e domani partirà la maratona maschile che, di solito, è la gara di chiusura dei mondiali ma da queste parti ha dovuto lasciar passo, non per galanteria ma solo per puro interesse organizzativo, a quella femminile, che ha nelle atlete giapponesi stelle e probabili vincitrici. Via con la maratona degli uomini e sono già pianti per Italia nostra che quest’anno si presenta con una compagnia altamente selezionata, anche verso il basso (36 atleti, 21 uomini e 15 donne), e nella disciplina in cui sbandiera il suo campione olimpico farà gareggiare un solo atleta, perfino naturalizzato: Migidio Bourifa. Stefano Baldini è rimasto a casa (l’età pesa) nella speranza di conservare le ultime energie da campione per la maratona olimpica di Pechino. Non ci sarà neppure il marocchino Gharib, campione del mondo uscente.
Saranno mondiali con tante assenze (infortuni, cattiva forma, sospetti), con la solita pattuglia di esclusi preventivi per birichinate da doping (compreso Gibilisco): nove giorni di gare, 46 finali, un oro vale 60mila dollari, l’argento 30mila e il bronzo 20mila. Ci saranno premi in danaro per i primi otto. Sogni di gloria per gli altri. Ben inteso senza bluffare. Anzi, si prepara vita dura per chi sarà pescato con il vizietto: ieri la federazione internazionale ha chiesto alla Wada, l’agenzia mondiale antidoping, di inasprire a quattro anni la squalifica per una prima infrazione grave legata al doping. Proposta che verrà valutata in novembre, ma troverà molti scogli. Sarà una bella lotta: fuori campo.
Invece nello stadio delle meraviglie di Osaka tutti gli occhi saranno per le grandi sfide: la più gustosa avrà passo da record. Tyson Gay, l’ultimo ritrovato americano della velocità, e Asafa Powell, l’uomo record che più record non si può, se la vedranno sui 100 metri: appuntamento domenica pomeriggio (italiano) per la finale. Nessuno dei due ha ancora vinto un titolo mondiale, tutti e due puntano al primato del mondo. «Per vincere servirà comunque un 9”80, se non un tempo più basso. Qui la pista è così veloce che c’è da credere al record», ha detto l’americano.
Lo stadio di Nagai sarà un tempio dorato anche per Jeremy Wariner nei 400 metri e ritroverà le acrobazie di Yelena Isinbayeva nell’asta. Carolina Kluft, nella parte della wonder woman, non dovrà nemmeno guardarsi da Eunice Barber, la nera francese che stavolta si dedicherà solo al lungo. Il gruppo Italia si giocherà tre carte: Alex Schwazer nella 50 km di marcia, l’unico che punterà decisamente all’oro, Andrew Howe nel lungo e Antonietta Di Martino nell’alto. «Credo a questi tre, però mi aspetto buone cose Elisa Rigaudo nella marcia, Chiara Rosa e Assunta Legnante nel peso. E vorrei che qualcuno mi stupisse», ha concluso Franco Arese, presidente federale con passato da grande campione. Secondo le statistiche in Italia ci sono 19 milioni di persone interessate all’atletica leggera. Quasi un miracolo, come la gran parte di quelli ottenuti in pista.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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