(...) e non possa che regalare benefici politici allo schieramento avversario, al quale sarebbe sufficiente non intervenire e lasciare avanzare l'«eutanasia» politica di tale sinistra.
Quale «individuo» che si ritiene impegnato nel sociale mi sento, peraltro, in dovere di esprimere il mio pensiero che ritengo possa essere accomunato a quello di milioni di italiani.
Grazie all'introduzione della norma, da parte del Governo Berlusconi, nel 2006, 16 milioni di contribuenti italiani hanno scelto di destinare il 5 per mille della propria irpef a finalità sociali: in totale, circa 329 milioni di euro del gettito fiscale sono andati a organizzazioni di pubblica utilità, premiate per la loro affidabilità e per il contributo dato al bene comune.
È stato il più grande esperimento di sussidiarietà fiscale mai avviato in Italia: il cittadino indirizza una quota del proprio reddito al raggiungimento di un obiettivo preciso e controllabile, senza deleghe in bianco alle strutture della Pubblica Amministrazione, e con la certezza che quelle risorse non servano unicamente a mantenere apparati burocratici autoreferenziali.
Con questa norma, lo Stato riconosce la maturità delle persone, la capacità di discernimento e di amministrare le risorse da «buon padre di famiglia». In sostanza, lo Stato riconosce al contribuente la condizione di «adulto».
L'aspetto più devastante, se passasse in finanziaria la proposta del Ministro Padoa Schioppa è certamente la mancata possibilità, per il mondo del no profit e per quello della ricerca, di proseguire in maniera decorosa l'azione di sviluppo dei progetti che, non va dimenticato, sono a favore della comunità.
La carenza delle istituzioni a coprire i bisogni della collettività è, troppo spesso, surrogata dal mondo del no profit e, anche riconoscendo in questo un grave errore, è necessario immaginare come, se tutto ciò venisse meno, sarebbe penalizzato qualsiasi cittadino che necessita della fruizione di taluni servizi che lo Stato trascura.
Togliendo al no profit sostegno economico si tolgono speranza e calore umano a migliaia di persone e per questo è necessario gridare ad alta voce «allo scandalo».
L'altro aspetto da considerarsi mortificante è la lesione della libertà di scelta dei cittadini contribuenti la quale non soltanto non verrebbe rispettata ma dirottata nelle casse dello Stato che al contrario del mondo che compone il no profit non sarebbe in grado di sostituirvisi.
Infatti l'attuazione di tali provvedimenti legislativi comporterebbe, non solo il mancato rispetto della volontà dei cittadini contribuenti ma anche il riappropriarsi, da parte dello stato, di risorse che certamente non verrebbero destinate al bisogno sociale.
A questo punto mi chiedo perché Prodi e i suoi «prodi», già che ci sono, non puntino anche all'introduzione dell'efficacia retroattiva dei provvedimenti legislativi in questione per migliorare gli effetti soggettivi di questa «rapina».
Una riflessione, politicamente più approfondita e a più ampio raggio, mi conduce al paradosso: Prodi e i suoi «prodi» possono rimanere ancora in carica (sic!) se nella sinistra italiana matura il convincimento della debacle, in caso di elezioni politiche anticipate; i provvedimenti legislativi in questione, ribaltati in chiave elettorale ed elettoralistica, certamente contribuiscono a «cementare» e a diffondere il suddetto convincimento.
*Responsabile
No Profit
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