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Argentina, massicce marce pro-vita a tre giorni dal voto sull'aborto

Il 13 giugno il Congresso voterà per approvare o respingere il disegno di legge sull'aborto. Migliaia di pro-life presidieranno il luogo del voto al grido di "Salvemos las dos vidas".

Argentina, massicce marce pro-vita a tre giorni dal voto sull'aborto

In Argentina il prossimo mercoledì 13 giugno rischia di diventare, contemporaneamente, una data storica e il giorno di grandi proteste.

I deputati saranno chiamati ad approvare, o a respingere, il disegno di legge sull'aborto che sarà votato dal "Congreso de la Nación". E per quella mattina decine di associazioni pro-life si sono date appuntamento nella capitale e città autonoma di Buenos Aires per presidiare, con i loro componenti, l’entrata del Congresso a partire dalle ore 18, al grido di "Salvemos las dos vidas", cioè salviamo le due vite (quella del piccolo al quale è impedito di nascere e quella della madre che porterà i segni dell’aborto praticato per tutta la vita).

Decine di migliaia di persone hanno già manifestato, domenica 10 giugno nelle principali città dell'Argentina, la terra natale di Papa Francesco, per chiedere il rispetto per la vita dei non ancora nati e chiedere il respingimento della proposta di legge abortista. Le marce sono stati organizzati dall'"Unidad Provida" ed hanno interessato le città di Cordoba, Rosario, Santa Fe, Mendoza, Tucumán, Paraná, La Plata, Catamarca, Santa Rosa, Salta, Posadas e tante altre zone delle 23 province della nazione sudamericana.

A proposito di queste imponenti iniziative i rappresentanti di "Unidad Provida" hanno detto che lo scopo delle marce, tenutesi Domenica 10 giugno, era quello di rendere "visibile la vera sensazione della società Argentina nel suo complesso e reclamare al Congresso Nazionale di astenersi dall’approvare leggi che danneggiano il tessuto sociale argentino". Piuttosto, sostengono i pro-life argentini "si cerchino altre soluzioni a quelle situazioni di vulnerabilità che possono attraversare le donne con gravidanze non pianificate".

Andrés Perotti, di "Unidad Provida" Rosario ha sottolineato che "l'aborto è un fallimento sociale e non può mai essere una soluzione. Oggi usciamo per esprimere una chiara posizione ai nostri legislatori, per denunciare le pressioni contro di loro e chiedere loro di rispettare le due vite".

Pablo Gaete di "Unidad Provida" Mendoza ha ricordato che l'Argentina "è stata pioniere nel 1813 dettando la libertà delle pance", tre anni dopo aver raggiuto l'indipendenza (il 25 maggio 1810 fu deposto l'ultimo viceré spagnolo) e tre prima del 9 luglio 1816, quando fu ufficialmente proclamata l'indipendenza a San Miguel de Tucumán. Tuttavia, ha aggiunto Gaete, "ora vogliono che torniamo indietro di 200 anni garantendo la pena di morte del nascituro. Invitiamo alla riflessione tutti i legislatori della nostra provincia e del resto del paese".

Adesso gli organizzatori delle proteste del 13 giugno si augurano la partecipazione di folle ancora più grandi di quelle che hanno partecipato alle due iniziative del 25 di marzo e del 20 di maggio scorsi, confidando sui dati che parlano di un 88% di argentini battezzati come cattolici (ma praticanti solo tra il 69% e il 78%) che, seguendo il Catechismo della Chiesa Cattolica, sono invitati a considerare "l'aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, gravemente contrario alla legge morale" (n. 2271) e a ricordare che "la cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave" che la Chiesa Cattolica "sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana", visto "il danno irreparabile causato all'innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società" (n. 2272).

Secondo i dati riportati dal sito dell’Unidad Provida, sarebbe 130 i deputati argentini contrari all’aborto, 114 a favore dell’aborto e 12 gli indecisi.

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