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Brasile, Bolsonaro liberalizza la vendita di armi ai cittadini

Lo staff del leader verde-oro ha sottolineato il fatto che la “liberalizzazione” della vendita di armi rappresenterebbe un “primo importante strumento di contrasto” all’aumento della criminalità

Brasile, Bolsonaro liberalizza la vendita di armi ai cittadini

Jair Bolsonaro, presidente del Brasile, ha ultimamente adottato un decreto-legge che di fatto “liberalizza” la vendita di armi nel Paese. Durante le ultime consultazioni politiche, la riforma in questione era stata uno degli “elementi-chiave” del programma elettorale dell’esponente conservatore.

Il provvedimento sottoscritto dal leader nazionalista rimuove gran parte dei vincoli normativi all’acquisto di armi da parte di comuni cittadini. In base al recente decreto, numerose categorie di persone potranno da oggi in poi dotarsi di strumenti di autodifesa senza più specificare alle autorità i “motivi” alla base di tale scelta. La legislazione previgente invece obbligava i civili intenzionati a entrare in possesso di un’arma a fornire agli ufficiali di pubblica sicurezza svariate “prove documentali” che dimostrassero l’esistenza di una “grave situazione di pericolo” per l’incolumità dei soggetti istanti.

I Brasiliani che godranno della “liberalizzazione” varata da Bolsonaro sono, per il momento, raggruppati in cinque categorie: “Cittadini residenti in aree rurali, cittadini residenti in aree urbane caratterizzate da alti tassi di omicidio, imprenditori, collezionisti di armi da fuoco, cacciatori”. L’esponente conservatore, poco dopo l’entrata in vigore del decreto, ha precisato di volere “in breve tempo” estenderne i benefici a “tutto il popolo”.

La nuova normativa è stata quindi presentata dal capo dello Stato verde-oro come intesa a “ripristinare il diritto naturale dei singoli a difendersi”. Parole dirette a evidenziare l’“estrema utilità” del provvedimento sono state pronunciate anche da Onyx Lorenzoni, segretario generale della presidenza della repubblica.

Il “braccio destro” di Bolsonaro, dopo avere assicurato che l’entrata in vigore della recente riforma sarebbe stata “condivisa da tutti i membri dell’esecutivo federale”, ha sottolineato il fatto che la “liberalizzazione” della vendita di armi rappresenterebbe un “primo importante strumento di contrasto” all’aumento della criminalità. Lorenzoni ha quindi additato la crescita delle violenze contro persone e beni e lo spadroneggiare dei narcos come le “principali eredità delle precedenti amministrazioni di sinistra”. La nazione verde-oro sta infatti registrando una recrudescenza della violenza criminale e, nel 2018, si è classificata al primo posto tra gli Stati sudamericani per quanto riguarda il numero di omicidi: quasi 64mila.

I partiti di opposizione hanno reagito con sdegno alla rimozione dei vincoli all’acquisto di armi decisa da Bolsonaro.

Diversi parlamentari del Partito dei Lavoratori hanno accusato l’esponente nazionalista di volere “incoraggiare i Brasiliani a spararsi a vicenda” e hanno poi bollato la nuova normativa come “inadeguata a scongiurare i raid delle bande criminali”.

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