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Canada, centro anti stupri perde fondi perché non segue i transgender

A nulla è servito ricordare che il gruppo non è diverso da altri enti del Canada che servono persone con bisogni specifici come disabili e migranti

Canada, centro anti stupri perde fondi perché non segue i transgender

In Canada il governo cittadino di Vancouver ha annunciato che, a partire dal prossimo anno, non fornirà più una sovvenzione annuale (di quasi 34 mila dollari canadesi) al Vancouver Rape Relief and Women's Shelter. Il motivo? Il gruppo di beneficenza non soddisfa più "i criteri di uguaglianza trans e di inclusione, adottati nel 2016".

E adesso Rape Relief, operativa in Canada dal 1973, rischia anche il taglio dei ben più importanti 600 mila dollari canadesi che l'ente riceve come finanziamenti annuali dalla Columbia Britannica e che concorrono a coprire, quasi al 50%, il suo budget annuale.

L'associazione, che presta soccorso e riparo alle donne vittime di stupro, uno dei centri più antichi del Canada per coloro che hanno subito questa abominevole violenza, ha perso il finanziamento pubblico comunale e rischia di perdere quello provinciale perché si è rifiutata di rimuovere la sua politica di servire solo le donne e di non considerare gli uomini transessuali.

A nulla sono servite le sottolineature di Hilla Kerner, portavoce di Rape Relief, che ha spiegato che le donne, nate tali, non si sentono a proprio agio con gli uomini transgender e gli operatori della struttura "non hanno l'esperienza necessaria per offrire servizi alle persone transgender" perché "l'esperienza di vita dei transessuali è diversa da quella di una donna biologica". La Kerner ha spiegato inoltre che il gruppo non è diverso da altre organizzazioni che servono persone con bisogni specifici, come fanno quelli che si occupano solo di indigeni, disabili, migranti ecc.

"Il nostro diritto di servire le donne nate donne è stato ribadito dalla Corte Suprema della British Columbia nel 2003, da parte della Corte d'Appello della British Columbia nel 2005 e dalla Corte suprema del Canada nel 2007", hanno ribadito dalla Rape Relief attraverso un comunicato stampa ma Morgane Oger, che presiede la Trans Alliance Society ed ha guidato la campagna per ritirare i fondi pubblici, ha accusato la Vancouver Rape Relief di essere responsabile di non avere mantenuto i più alti standard di inclusione, aggiungendo che il gruppo aiuta solo "un sottoinsieme di donne" del Canada e che "non è compatibile con il diritto canadese".

Ma una parte del collettivo Lgtbi (lesbiche, gay, transessuali, bisessuali e intersessuali) non ha supportato la decisione della città di Vancouver, perché la ritengono "un'oppressione ancora più grande per le donne vittime di violenza. Innumerevoli donne vulnerabili corrono il rischio di rimanere senza supporto dopo la violenza maschile. Solo il peggior tipo di misogino potrebbe vederlo come un risultato positivo", ha detto una femminista Lgbti.

Adrienne Smith, un avvocato per i diritti umani di Vancouver che segue molti transgender, ha dichiarato che alcuni dei suoi clienti trans sono stati allontanati da Rape Relief dopo aver subito attacchi sessuali. Inoltre la Smith si è lamentata del fatto che la Rape Relief considera le donne transgender "uomini in abiti e che c'è qualcosa di inautentico su di loro", ha spiegato la Smith. "I loro seguaci ripetono questo messaggio ed è fondamentalmente dannoso per i miei clienti e per le persone trans", accusando la Rape Relief di essere rimasta fedele al suo stesso messaggio "anche se la società è cambiata".

La trans Kimberly Nixon, 61 anni, che aveva presentato una denuncia per violazione dei diritti umani contro la Vancouver Rape Relief e Women's Shelter già nel 1995, dopo che le era stato negato l'addestramento per lavorare come volontaria consulente alla pari in base al fatto che non condivideva l'esperienza di vita di una donna nata tale, ha sfidato anche la comunità provinciale a ritirare i finanziamenti perché "se la provincia continuerà a finanziarli, discrimineranno le persone trans". Recentemente Nixon era stata invitata a parlare in occasione di un evento organizzato in occasione della Giornata internazionale della donna tenuta presso la Ryerson University di Toronto.

La consigliera comunale di Vancouver Christine Boyle ha pubblicato un tweet sul suo account accusando l'organizzazione di "sostenere la transfobia". In questa vicenda in molti, compreso il National Post, hanno notato una lotta continua tra attivisti transgender e organizzazioni femministe, come è la Rape Relief, che sostengono che le donne nate tali e quelle di origine biologica maschile dovrebbero rimanere in gruppi distinti. È vietato, infatti, l'ingresso agli uomini negli spazi gestiti dalla Vancouver Rape Relief e l'organizzazione ha sempre sostenuto che le sue assistite, che si stanno riprendendo dalla violenza maschile, non si sentirebbero a loro agio in presenza di qualcuno che viveva da uomo. Lee Lakeman, fondatore del centro, aveva dichiarato che "questa discussione sull'inclusione avrà un contraccolpo per il femminismo".

La Vancouver Rape Relief nel 2017 aveva criticato una misura federale che tendeva a riconoscere "espressioni" e "identità" di genere come diritti umani protetti, dicendo che questi "diritti" potrebbero essere usati per "minare i diritti delle donne".

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