Carceri, università e servizi segreti: le vie del terrorismo islamico

Cellule dormienti e lupi solitari vivono in mezzo a noi: così vengono reclutati gli uomini che portano la jihad nel mondo. Sostieni il reportage

Carceri, università e servizi segreti: le vie del terrorismo islamico

Il terrorismo islamico recluta i propri adepti nelle prigioni, là dove è più facile incontrare dei giovani sbandati, disposti a tutto per sentirsi parte di un gruppo. Sono, queste, le pedine da muovere a proprio piacimento, quelle che si possono sacrificare, come i fratelli Kouachi. Le menti, invece, quelle che penetrano nell'immaginario comune del terrore, sono scelte tra i giovani universitari. Come nel caso di Mohamed Emwazi, Jihadi John.

Dalle carceri al terrorismo

Khaled Kelkal era un giovane di buona famiglia. Di origini algerine e di nazionalità francese. Dopo l’iter di studi compiuto in maniera eccellente, Khaled conosce i ragazzi della banlieu. Saranno loro a fargli conoscere il mondo del teppismo e a condurlo sulla via del carcere. Qui Khaled, che mai si era interessato alla religione, conosce "un fratello musulmano" che in poco tempo gli insegna l’arabo: "Da quel momento, ho ripreso la religione. Andrò alla moschea tutti i giorni". Ma più che in moschea, Khaled passa il tempo in carcere, dove conosce "Khelif", che lo introduce all’islamismo e lo radicalizza. "Khelif", infatti, è legato al Gia, Gruppo islamico armato, e cerca nuovi adepti per compiere attentati in Francia e in Algeria.

Khaled Kelkal

Nel 1992, Khaled esce di prigione e comincia a studiare chimica. Studia in profondità anche il corano e frequenta la moschea Bilal, a la Grappinière, dove conosce Ali Touchent, un personaggio enigmatico, un doppiogiochista, legato sia ai servizi segreti algerini, che al Gruppo islamico armato. Molto probabilmente è Touchent la "mente" che ha organizzato l'attentato del 17 agosto 1995 alla stazione del metrò Rer Saint Michel che provocò 8 morti e 117 feriti. A questo attentato parteciperà anche Khaled, che divenne così l'incubo della Francia. Quando i gendarmi se lo trovarono davanti, il 29 settembre 1995, non poterono fare altro che sparargli. Moriva così l'incubo della Francia.

Coulibaly e Kouachi alla corte di Al Qaida

Quella dei fratelli Coulibaly e di Chérif Koauchi è una storia che parte da lontano e che si dipana nel corso degli ultimi 15 anni. Inizia là dove è morto l'Occidente: dal crollo delle torri gemelle. ma che val la pena raccontare. Gli uomini dell'antiterrorismo inglese irrompono in due case di Leichester, nella zona a maggioranza islamica e scoprono, come racconta il Telegraph, un'incredibile cellula di supporto ad Al Qaida.

Le case appartengono a Brahim Benmerzouga e Baghdad Meziane. Sono arrivati in Inghilterra nel 1997 e, per 4 anni, nessuno si è accorto di loro. Sono le menti dello jihadismo in Inghilterra. Organizzano gli spostamenti dei miliziani nel Vecchio continente, fornendo falsi passaporti e carte di credito false. Facendo girare i soldi del jihad dal Medioriente all'Europa e dall'Europa al Medioriente.

Pochi giorni prima, il 7 settembre, un amico di Benmerzouga e Meziane, Djamel Beghal, viene fermato all'aereoporto di Dubai in possesso di un falso passaporto. Interrogato, come riporta il Telegraph, Beghal confessa di star preparando un attacco suicida a Parigi.

I fratelli Kouachi, killer dell'assalto a Charlie Hebdo
I fratelli Kouachi, killer dell'assalto a Charlie Hebdo

Come Benmerzouga e Meziane anche Beghal è un seguace di Abu Qatada, ritenuto per molto tempo l'ambasciatore spirituale in Europa di Osama Bin Laden. E, sempre come Benmerzouga e Meziane, anche Beghal è un membro del già citato Gruppo islamico armato (Gia). Beghal viene quindi spedito nel carcere di Fleury-Merogis, dove è imprigionato anche Chérif Kouachi, arrestato mentre cercava di raggiungere l'Iraq. È accusato di essere un terrorista.

E in carcere Beghal diventa il mentore di Kouachi. In questa prigione è detenuto anche Amedy Coulibaly, un piccolo gangster che - durante gli anni di prigionia - sviluppa un interesse sempre maggiore nei confronti del mondo islamico, radicalizzando sempre più la propria fede.

Uscito di prigione, Beghal si trasferisce a Murat, nel dipartimento di Cantal. Kouachi e Coulibaly lo raggiungono spesso, portandogli anche soldi e cibo. Stanno organizzando un nuovo piano per attaccare Parigi, ma vengono scoperti. Beghal viene condannato a 12 anni, Coulibaly torna in prigione e Kouachi si salva per assenza di prove.

L'anno scorso, Coulibaly è uscito di prigione, proprio mentre diminuiva la sorveglianza dei fratelli Kouachi, considerati poco pericolosi. Il resto è (tragica) storia.

Da studente a boia: Jihadi John

È la mano armata del Jihad. Il terrorista che sgozza giornalisti davanti alla telecamera e che minaccia l'Occidente. È Jihadi John, ovvero Mohammed Emwazi.

Il suo nome era noto da tempo all'intelligence britannica che, però, ha preferito mantenere il silenzio su di lui. Per riserbo, si dice.

Mohammed è nato in Kuwait e si è poi trasferito a Londra, laureandosi in informatica. Ha condotto per molto tempo una vita lontana dai precetti dell'Islam, ma poi qualcosa è cambiato. Conosce un uomo, un tedesco, tal Omar. È lui, assieme a un certo Abu Talib, a introdurlo all'islam radicale.

Il boia dell'Isis Mohamed Emwazi

Nel 2010 l'antiterrorismo britannico ferma Moahammed, di ritorno dal Kuwait. Gli vengono prese le impronte digitali e il suo nome finisce direttamente nella lista dei terroristi sotto controllo. Un sorvegliato speciale, insomma.

Un sorvegliato speciale che, però, riesce lo stesso a

allontanarsi dall'Inghilterra e a raggiungere la Siria nel 2012, per combattere contro Assad. Qui conosce i miliziani dello Stato islamico e si affianca a loro. Da questo momento, Jihadi John, sarà il volto che minaccia l'Occidente.

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