Catalogna, il ministero dell'Interno avverte la polizia: "Il peggio sta per arrivare"

Il governo centrale ha avvertito i membri della Policia Nacional che le prossime settimane saranno molto intense e di prepararsi al peggio. Con l'applicazione dell'art. 155 della Costituzione, il rischio di incidenti e disordini sarà molto alto. E gli indipendentisti già parlano di "disobbedienza di massa"

Catalogna, il ministero dell'Interno avverte la polizia: "Il peggio sta per arrivare"

Nella crisi fra il governo della Spagna e gli indipendentisti della Catalogna, ogni indizio è utile per comprendere quali potrebbero essere gli sviluppi nel prossimo futuro. E nell’incertezza che regna sovrana in questa delicata fase di applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola, gli indizi su cosa potrebbe accadere nelle prossime settimane arrivano in particolare dai movimenti e dagli ordini che ricevono i reparti della Policia Nacional e della Guardia Civil, che sono i garanti statali dell’ordine pubblico. Nelle ultime settimane, i sindacati delle forze dell’ordine nazionali avevano parlato apertamente degli enormi problemi di carattere logistico che dovevano sopportare i poliziotti, Una situazione complessa cui si aggiungeva la continua sensazione di stato d’assedio cui i reparti della polizia erano costretti a vivere a causa dell’ostilità di parte della popolazione catalana e dei segmenti più radicali dell’indipendentismo. Proprio per questo motivo, il ministero dell’Interno ha dato il semaforo verde affinché i membri della polizia ottenessero alcuni giorni di riposo dopo che erano stati bloccati tutti i permessi dalle settimane precedenti il referendum del primo ottobre.

Fin qui nulla di eclatante. Tuttavia, secondo quanto rivelato da fonti del ministero dell’Interno al sito spagnolo El Confidencial digital, il motivo di questi permessi-premio in queste ultime ore non è stato casuale. I dirigenti del ministero dell’Interno hanno, infatti, detto ai poliziotti di “riposarsi perché il peggio sta per arrivare”. A Madrid sono abbastanza sicuri che l’applicazione dell’art. 155 della Costituzione e le dichiarazioni del presidente Puigdemont non avranno conseguenze minime sull’ordine pubblico della Catalogna. E gli indizi, in questo senso, non mancano. Le frange più radicali dell’indipendentismo catalano hanno dichiarato già da qualche tempo, e pubblicamente, che sono pronti a intraprendere ogni azione, anche di stampo violento, se il governo centrale non fermerà l’applicazione della Costituzione: i gruppi di estrema sinistra appartenenti alla Cup (Candidatura d'Unitat Popular) e ad Erc (Esquerra Republicana de Catalunya) hanno già detto di essere pronti alla disobbedienza civile di massa. E il deputato repubblicano, Joan Tardà, ha parlato apertamente di “prendere le strade della città” in caso di proseguimento da parte del governo Rajoy di questa politica “franchista”. E in questo, non va dimenticato come la Policia Nacional e la Guardia Civil continuino a trovare un ostacolo serio nella mancanza di collaborazione dei Mossos d’Esquadra. A conferma di questo, l’ultima notizia arriva da Sant Adrià de Bosòs, provincia di Barcellona, dove gli uomini della Policia Nacional hanno impedito ad alcuni appartenenti ai Mossos di bruciare documenti sensibili. Per la polizia catalana si trattava di un’azione normale, per la polizia nazionale invece il rischio di vedere dispersi documenti importanti sull’attività dei Mossos in relazione all’indipendentismo e ai fatti delle ultime settimane.

Quello che è certo, è che a partire da venerdì, e cioè da quando il Senato spagnolo approverà l’applicazione del 155 e il governo spagnolo avvierà ufficialmente la “direct rule” su Barcellona, esautorando Puigdemont, Junqueras e tutti i maggiori leader e consiglieri della Generalitat de Catalunya, qualcosa accadrà. Che cosa possa succedere non è dato saperlo. Sicuramente, dopo quanto avvenuto durante il referendum e subito dopo con le prime avvisaglie delle possibili barricate per le strade, in particolare nei centri della provincia, il governo sa che può aspettarsi ogni mossa. In queste settimane, la Catalogna ha vissuto una fase di tensione continua ma, sostanzialmente, di calma apparente. Le cose potrebbero cambiare nel momento in cui il governo della Catalogna dovesse decidere di tirare dritto e di proclamare comunque l’indipendenza o dare i l via a proteste di piazza che potrebbero sfociare in scontri.

In questo senso, non va sottovalutato il fatto che nelle ultime ore molti sindaci delle cittadine più indipendentiste stiano già iniziando a proclamare simbolicamente l’indipendenza dalla Spagna e Girona, cuore dell’indipendentismo catalano, ha proclamato il Re Filippo VI persona non gradita nel Comune. Una notizia non irrilevante se si pensa al significato politico e culturale di un comune che dichiara il proprio capo di Stato come un nemico, in buona sostanza, della cittadinanza.

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