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Fuga dall'inferno di Mariupol. Ma i negoziati restano in salita

Giornata di colloqui e incontri di natura politica quella appena passata. Dai campi di battaglia arriva una buona notizia: molti civili hanno potuto lasciare l'inferno di Mariupol

Fuga dall'inferno di Mariupol. Ma i negoziati restano in salita

Le novità più importanti al termine di questa nuova giornata di guerra in Ucraina sono arrivate dal fronte politico e diplomatico. Oggi del resto si sono tenuti due importanti colloqui. Quello tra le delegazioni russe e ucraine in videoconferenza e quello svoltosi a Roma, terminato a sera inoltrata, tra il Consigliere della Sicurezza Usa, Jake Sullivan, e il responsabile della politica estera del Partito Comunista cinese, Yang Jiechi. In mezzo anche le telefonate tra Putin e Bennett e il primo riuscito corridoio umanitario a Mariupol.

Come sono andati i negoziati

Mosca e Kiev sono ancora distanti, ma il canale di dialogo oramai si è definitivamente aperto. Mentre nella capitale ucraina in serata sono tornate a suonare le sirene di allarme aereo, i cittadini sperano però che la prosecuzione dei negoziati porti quanto prima a un cessate il fuoco. Domani le due parti torneranno a parlarsi in videoconferenza, proprio come oggi. I colloqui odierni sono durati sei ore, poi sono stati aggiornati a martedì per una “pausa tecnica”.

Ma non è un caso se subito dopo le negoziazioni sono andati in porto diversi corridoi umanitari. Su almeno tre fronti, Sumy, Kharkiv e soprattutto Mariupol, molti civili hanno potuto lasciare le case e mettersi alle spalle la paura di vivere sotto attacco.

Sempre a proposito di colloqui, si è concluso dopo otto ore quello tra Sullivan e Yang Jiechi. Il summit tra i due, tenutosi nella capitale italiana, era forse più atteso di quello tra i delegati russi e ucraini. Sul piatto la posizione della Cina sul conflitto e i timori Usa di un'eccessiva vicinanza di Pechino a Mosca.

Al termine dell'incontro il portavoce di Sullivan, Ned Price, ha fatto sapere che nei colloqui sono stati esporti “in maniera molto chiara” le posizioni Usa. “Sostenere la Russia – ha dichiarato Price – sulla scia dell'invasione dell'Ucraina avrebbe implicazioni per le relazioni della Cina in tutto il mondo, comprese quelle con gli alleati e i partner degli Stati Uniti in Europa e nella regione indo-pacifica”.

Dal canto suo, Yang Jiechi ha dichiarato che la Cina sull'Ucraina “è impegnata soltanto a promuovere i negoziati di pace”. Una risposta alle indiscrezioni trapelate ieri sulla stampa Usa secondo cui la Russia aveva chiesto armi e rifornimenti a Pechino.

Nell'altro colloquio di giornata, quello tra il presidente russo Putin e il premier israeliano Bennett, il leader del Cremlino ha espresso condanna e indignazione per l'episodio di Donetsk, in cui un ordigno ucraino ha ucciso almeno 30 persone. Il discorso tra i due ha riguardato anche la questione relativa al nucleare iraniano.

Civili via da Mariupol

Con i fronti di guerra sostanzialmente stabili nelle ultime ore, la vera novità dal campo è arrivata dalla martoriata città di Mariupol. Dopo più di una settimana di tentativi, finalmente russi e ucraini sono riusciti a organizzare un corridoio umanitario. Le autorità cittadine hanno parlato di almeno 160 veicoli privati che hanno già lasciato Mariupol.

La città, assediata da giorni, ha subito le conseguenze più nefaste del conflitto. Più di centomila civili sono dovuti rimanere per giorni senza acqua ed energia e con scarse risorse di cibo. Un incubo parzialmente terminato. La speranza di molti è che nelle prossime ore l'evacuazione di Mariupol possa continuare per portare via quante più persone possibili.

Kiev: “Movimenti al confine con la Bielorussia”

Dal fronte sono arrivate anche le nuove preoccupazioni dell'Ucraina su un possibile intervento diretto della Bielorussia nel conflitto.

Minsk ha già sostenuto l'azione di Mosca fornendo alle truppe russe la logistica necessaria ad entrare in territorio ucraino dai propri confini. Ma Kiev teme che adesso truppe bielorusse potrebbero essere chiamate direttamente in causa. I vertici ucraini hanno parlato nelle ultime ore di “movimenti di mezzi e uomini bielorussi poco oltre il confine”.

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