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Clandestini, il pugno duro dell'Austria: "L'Ue sanzioni chi li fa entrare"

Dopo il voto di maggio, il cancelliere austriaco propone un giro di vite per aiutare chi vuole chiudere le frontiere: "Chi parte illegalmente non deve poter arrivare"

Clandestini, il pugno duro dell'Austria: "L'Ue sanzioni chi li fa entrare"

Disciplina, anche sui migranti. Non solo sui temi economici. A chiederla è il cancelliere austriaco Sebastian Kurz in una intervista alla Stampa. "Ci sono troppe poche sanzioni nell'Unione eeuropea - lamenta - ad esempio contro chi sfora le regole del debito o lascia passare i migranti irregolari da uno Stato all'altro". La disponibilità ad aiutare il governo italiano a chiudere le frontiere c'è, ma con un avvertimento: "Chi parte illegalmente non deve poter arrivare nell'Europa centrale, ma deve essere soccorso, fermato e rimandato alle frontiere esterne".

Per cambiare l'Unione europea anche Kurz guarda alle prossime elezioni europee. Il compito di Bruxelles dopo il voto del 26 maggio, se vinceranno i popolari e la sua riforma per mandare in pensione il Trattato di Lisbona e scriverne uno nuovo, sarà quello di "aiutare i Paesi che si trovano ai confini dell'Unione europea", come l'Italia o la Grecia. Tuttavia, aggiunge il cancelliere austriaco, che ieri si trovava a Mauthausen per le celebrazioni del 5 maggio, il giorno della liberazione del campo di sterminio austriaco e del ricordo delle vittime del nazionalsocialismo, "se gli Stati membri continuano a lasciar entrare immigrati clandestini verso l'Europa centrale e non rispettano i loro obblighi, sono necessarie sanzioni chiare".

Kurz vorrebbe che l'Unione europea non dimostri più un minimo tolleranza nei confronti di chi non registra i clandestini. Questa severità è necessaria nonostante il numero degli arrivi sia "diminuito del 95% dal 2015" e "il Consiglio europeo dello scorso giugno abbia concordato una modifica della politica migratoria". La ricetta del cancelliere austriaco prevede, poi, una migliore cooperazione con gli Stati del Nord Africa per mettere fine alle morti in mare e distruggere a lungo termine il business dei trafficanti di uomini.

"Allo stesso tempo - conclude nell'intervista alla Stampa - dobbiamo fornire assistenza in loco e migliorare i programmi di integrazione in Europa, per portare qui i più deboli tra i deboli, che provengono dalle zone di guerra".

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