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Condannato a 20 anni l'assassino di Boris Nemtsov

Zaur Dadaev, ceceno, condannato a 20 anni di reclusione per l'omicidio dell'attivista politico russo. Insieme a lui altri quattro, tutti ceceni.

Fiori e candele circondano un ritratto dell'oppositore politico Nemtsov
Fiori e candele circondano un ritratto dell'oppositore politico Nemtsov

Il tribunale militare di Mosca ha emesso una condanna a vent’anni di reclusione in una colonia penale per l’esecutore materiale dell’assassinio di Boris Nemtsov, così come riporta Interfax, agenzia di informazione indipendente.

Zaur Dadaev, 35 anni, era stato identificato come l’uomo che ha premuto il grilletto della pistola che ha ucciso il politico russo Boris Nemtsov il 27 febbraio del 2015, mentre insieme alla sua compagna attraversava il ponte Moskvoretsky, appena alle spalle del Cremlino.

Insieme a lui sono stati condannati Anzor e Shadid Gubashev, Temirlan Eskerkhanov e Khamzat Bakhaev rispettivamente a 19, 16, 14 e 11 anni di reclusione in una colonia penale; inoltre, a tutti e cinque, è stata comminata un’ammenda di 100mila rubli (circa 1470 Euro), in base a quanto sostenuto dall’Articolo 105, commi g ed h del Codice Penale russo, con l’accusa di omicidio perpetrato da un gruppo organizzato di persone per interessi personali. L’accusa aveva in realtà richiesto l’ergastolo per Dadaev, e pene di durata superiore per gli altri quattro, con una sanzione pecuniaria di 200mila rubli. L’ex collega di partito di Nemtsov, Ilya Yashin, intervistato da TASS, si è dichiarato insoddisfatto per la sentenza, sostenendo che 20 anni siano decisamente una punizione troppo leggera per una vita umana.

Gli avvocati difensori dei cinque condannati hanno accolto il malo modo la sentenza, dichiarando che si sarebbero appellati alla Corte Suprema russa e anche alla Corte Europea dei Diritti dell’uomo.

Dadaev era stato arrestato in Inguscezia il 7 marzo del 2015, appena 10 giorni dopo l’accaduto ed imprigionato nella capitale russa. Secondo la pista seguita dagli inquirenti, i cinque uomini ceceni (più un altro scomparso in carcere), erano stati assoldati da Ruslan Muhudinov, un ex ufficiale del battaglioneSever” (Nord), il quale nel settembre del 2014 aveva offerto ai cinque la somma di 15 milioni di rubli (220mila Euro) per portare a termine l’omicidio del politico oppositore di Putin. Tutti sono considerati essere molto vicini all'entourage del presidente della Repubblica di Cecenia, Ramzan Kadyrov.

Boris Nemtsov, rappresentante marginale dell’opposizione politica in Russia, si qualificava come strenuo detrattore di Putin, dopo che i due circa vent’anni prima avevano ricoperto la carica di Vice-Primo Ministro durante la presidenza di Boris Eltsin.

Al tempo del suo assassinio l’opposizione anti-Putin, sia in Russia che in Occidente, aveva gridato immediatamente all’omicidio politico, richiamando alla ribalta dell’opinione pubblica interna ed internazionale le vicissitudini di Aleksandr Litvinenko e Anna Politkovskaya, due dei più tristemente noti omicidi attribuiti indirettamente alla mano del presidente russo Putin.

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