Il governo cinese ha informato l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dell’esistenza del coronavirus lo scorso 31 dicembre, ma lo stesso non ha fatto con i suoi cittadini, tenuti all’oscuro di tutto fino a pochi giorni fa.
Lo ha scritto il New York Times, secondo cui Pechino avrebbe inoltre creato una cappa di silenzio sulla diffusione del 2019-n-Cov, utilizzando l’arma della censura per tenere a bada i media e la rete. Anzi: il quotidiano americano ha addossato le responsabilità delle bugie sul virus al regime autoritario del presidente Xi Jinping.
La ricostruzione si basa sulle testimonianze locali e sulla fuga di notizie, le quali confermerebbero – secondo il giornale statunitense – il silenzio costruito a tavolino dai vertici del Partito Comunista cinese, con conseguenze drammatiche tanto per la popolazione locale quanto per l’intera umanità.
Il New York Times contro il governo cinese
In particolare, è la gestione dell’epidemia da parte di Pechino ad essere finita nell’occhio del ciclone. Eppure l’Oms ha elogiato apertamente il modus operandi della Cina, arrivando a dire che le autorità sanitarie cinesi hanno fatto tutto quello di cui c’era bisogno, senza mostrare incertezze o debolezze di alcun tipo, e imponendo “trasparenza assoluta e totale”.
Quanto dichiarato dall’Oms è vero, ma il New York Times insiste sulla presunta doppia faccia mostrata dal governo cinese: trasparente con la comunità internazionale, opaco in patria.
Non a caso Zhou Zianwang, il sindaco di Wuhan, epicentro del contagio, ha raccontato nei giorni scorsi di non essere stato autorizzato a parlare pubblicamente del coronavirus fino a gennaio inoltrato; cioè pochi giorni prima della messa in quarantena dell’intera provincia dello Hubei. In più, stando alle dichiarazioni del signor Zhou, in quel frangente la gente è uscita ed entrata da Wuhan senza alcuna precauzione e 5 milioni di persone sono riuscite a scappate dalla città.
Ma perché il governo cinese avrebbe nascosto la fase iniziale dell’epidemia? Sicuramente - riferisce ancora il New York Times - per nascondere l’incapacità degli ospedali a far fronte all’emergenza, dal momento che nei primi giorni del contagio mancavano i kit, le maschere e gli indumenti di protezione.
Il New York Times passa quindi ad attaccare direttamente Xi Jinping, che ha “ulteriormente e sistematicamente sventrato istituzioni quali giornalismo, social media, organizzazioni non governative e altre categorie in grado di fornire prove della sua responsabilità".
Peggio ancora “quando altri paesi hanno riferito di casi di coronavirus, la Cina ha finto di essere riuscita a confinare l'epidemia a Wuhan, scherzando in modo cupo su un virus patriottico che ha soltanto colpito stranieri".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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