Cina, quei 13 giorni di vuoto: Xi sapeva tutto del Coronavirus

Il giornale del Partito, Quishi, ha pubblicato un discorso del presidente Xi Jinping che smonta la versione ufficiale fin qui fornita da Pechino sul coronavirus

Cina, quei 13 giorni di vuoto: Xi sapeva tutto del Coronavirus

Secondo la narrazione ufficiale proposta dalla Cina il primo intervento di Xi Jinping nella crisi sanitaria provocata dall'epidemia del nuovo coronavirus risalirebbe al 20 gennaio.

Eppure, a leggere la recente pubblicazione di un discorso del presidente ai dirigenti comunisti, scopriamo come Xiavesse dato “ordini verbali e istruzioni sul contenimento” del Covid-19 già il 7 gennaio, cioè ben 13 giorni prima di quanto precedentemente annunciato dalle autorità cinesi.

Tra il 20 gennaio, versione ufficiale, e il 7 corrono 13 giorni di buco all'interno dei quali Pechino avrebbe potuto probabilmente fare qualcosa in più per limitare i danni.

Come sottolinea Il Corriere della Sera, il giornale del Partito, Quishi (alla lettera Cercare la Verità), ha stampato un importante discorso rilasciato dal segretario generale ai quadri del Partito Comunista cinese in merito al coronavirus: “Il 7 gennaio, ho dato ordini verbali e istruzioni sulla prevenzione e il contenimento del coronavirus”.

Prima del 20 gennaio era come se non fosse accaduto niente. A Wuhan le autorità locali parlavano di “45 casi” di pazienti contagiati da una polmonite virale. La stessa che aveva iniziato a destare i primi sospetti nella prima metà di dicembre e che costringeva Pechino a informare l'Organizzazione mondiale della sanità il 31 dicembre.

Il 18 gennaio gli epidemiologi dell'Imperial College di Londra iniziavano a nutrire i primi dubbi sui numeri di contagiati diffusi da Pechino. Questione di tempo, perché il 20 gennaio la Cina scoproiva le sue carte: epidemia in corso, con quattro morti e oltre 200 contagiati. Ciò nonostante, la Commissione sanitaria nazionale assicurava al mondo che la malattia era ancora “prevedibile e contenibile”.

Qual è la verità?

I media cinesi riferivano che il 20 gennaio il signor Xi aveva presieduto una seduta del Politburo per fare il punto della situazione sul coronavirus e consegnare le istruzioni ai funzionari.

Passano i giorni e arriviamo al 23 gennaio: i morti aumentano ma la tv di Stato glissava sull'apocalisse in corso a Wuhan. Il giorno dopo il capoluogo dello Hubei veniva messo in quarantena.

Il 28 gennaio Xi incontra il direttore generale dell'Oms e dichiara pubblicamente che “fin dall'inizio il governo cinese ha dato prova di apertura e trasparenza per diffodnere nel tempo più breve le informazioni sul virus”.

C'è da capire cosa si intende per "inizio". I media indicavano nel 20 gennaio il giorno in Xi scendeva in campo per dare istruzioni ai suoi sottoposti; la rivista Quishi ha invece pubblicato un discorso in cui si fa riferimento al 7 gennaio.

I casi sono due.

O Xi era a conoscenza dell'entità dell'emergenza sanitaria ma ha sottovalutato il pericolo o forse – e questa è l'ipotesi più probabile – il discorso citato punta a screditare le autorità locali di Wuhan, colpevoli di aver gestito in modo pessimo una situazione di crisi del genere.

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