In Arabia Saudita, un tribunale ha vietato il matrimonio a una coppia di fidanzati. Il motivo: la professione di “musicista” svolta dall’aspirante sposo. La passione dell’uomo per la musica è stata infatti definita dai magistrati “riprovevole” dal punto di vista religioso. Il divieto nei confronti delle imminenti nozze è stato imposto dai giudici della provincia di al-Qaṣīm, a Nord di Riyad. La coppia aveva fatto ricorso contro il verdetto sfavorevole, ma la Corte di appello, in questi giorni, ha ribadito la decisione del collegio di prima istanza.
La causa era stata intentata dall’aspirante sposa, una direttrice di banca trentottenne. Costei aveva richiesto l’intervento degli organi giudiziari per superare il rifiuto opposto dai suoi familiari alla celebrazione delle nozze. I parenti della donna le avevano ripetutamente proibito di sposarsi con il suo fidanzato, un insegnante con la passione per la musica. Ad avviso della famiglia dell’aspirante moglie, il fatto che il fidanzato suonasse abitualmente l’oud (strumento simile al liuto) costituiva un indice dell’“inadeguatezza” dell’uomo a contrarre matrimonio. Nel Regno, infatti, la professione di musicista è considerata un mestiere “inferiore”, se non, addirittura, una condotta incompatibile con i precetti islamici. Vista la strenua opposizione della propria famiglia alla celebrazione delle nozze, la manager aveva deciso di adire il tribunale, al fine di conseguire un verdetto favorevole al progetto matrimoniale. I magistrati, invece, avrebbero sancito la legittimità dei pregiudizi nutriti dai parenti dell’aspirante sposa.
Le motivazioni delle pronunce emesse in primo e in secondo grado sono state riportate dal quotidiano saudita Okaz. I giudici hanno stabilito: “Poiché il fidanzato della ricorrente suona uno strumento musicale, egli, dal punto di vista religioso, risulta inadatto a contrarre matrimonio.” Secondo l’organo di stampa, decisive per l’emissione di tali sentenze sarebbero state le testimonianze rese alla Corte dagli stessi parenti della donna, dirette a denunciare la “riprovevole” passione dell’uomo per la musica. I genitori e i fratelli della ricorrente, inoltre, hanno accusato il fidanzato di quest’ultima di “esibirsi in dei concerti”. In Arabia Saudita, infatti, le autorità hanno spesso attuato, in base a un’interpretazione integralista del Corano, una dura repressione nei riguardi di artisti “colpevoli” di avere partecipato a festival musicali.
Una volta persa anche la causa di appello, la direttrice di banca ha annunciato di volere sottoporre il suo caso all’attenzione delle massime cariche istituzionali del Regno. Secondo l’avvocato della coppia, Abdul Rahman al-Lahim, i processi di primo e di secondo grado sarebbero viziati da “gravi irregolarità”. Il legale sostiene che il musicista, durante i dibattimenti, non avrebbe avuto la possibilità di difendersi in maniera efficace dalle accuse di “inadeguatezza” avanzate nei suoi confronti dalla famiglia della fidanzata.
Nonostante le promesse di “rinnovamento” fatte nei mesi scorsi dal principe ereditario Mohammad bin Salman, il Regno saudita continua a essere caratterizzato da palesi restrizioni delle libertà civili.
Ad esempio, le donne del Paese islamico restano soggette all’autorità incontrastata dei parenti uomini e dei mariti. Soltanto con l’autorizzazione di questi ultimi le donne possono infatti soddisfare bisogni essenziali come viaggiare, studiare o aprire un conto corrente bancario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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