Covid, "morta dopo esseri reinfettata". Ecco la verità dietro la notizia

Il primo caso di decesso per reinfezione è stato dato da tantissime testate. Ma il quadro clinico della paziente, anziana e malata incurabile, fa riflettere su come si diano certe notizie e dell'importanza dell'informazione

Covid, "morta dopo esseri reinfettata". Ecco la verità dietro la notizia

La guerra al Covid si combatte ogni giorno nelle trincee degli ospedali e nelle scelte delle autorità pubbliche che devono garantire una vita il più possibile regolare della popolazione. Ma la pandemia è anche una enorme sfida per l'informazione, che oscilla molto spesso tra un tragico allarmismo e un altrettanto pericoloso allentamento dell'attenzione. Una scelta difficile, che può però avere risvolti enormi sulla vita dei singoli cittadini, che grazie proprio ai media percepiscono un rischio in maniera diversa semplicemente in base a come viene data una notizia o un'informazione.

L'ultimo caso in ordine di tempo è quello rilanciato da numerosi media nazionali e internazionale e che riguarda la morte di una persona infettata per la seconda dal coronavirus. L'informazione è stata data in modo più o meno identico in tuti i tioli di giornale: "Si ammala di Covid per la seconda volta e muore". Una verità drammatica, su questo è impossibile fare alcun tipo di interpretazione. Ma quello su cui invece bisogna riflettere è il modo in cui viene trasmessa la notizia, che viene chiaramente veicolata per inviare un messaggio potenzialmente allarmante per milioni di persone.

Anche un guarito da Covid può morire se contagiato una seconda volta. Vero, ma è altrettanto vero che tutti quanti riportano la notizia riportata da El Mundo in cui ci sono ben altre informazioni riguardo quella morte della persona infetta nuovamente da Covid. Perché se è vero che la morte è uguale per tutti, è anche vero che non tutte le morti sono uguali. Così come non lo sono i pazienti.

E così il caso della donna morta per esserci contagiata per la seconda volta nasconde una verità che era evidente semplicemente leggendo il titolo dato dal quotidiano spagnolo. La donna non era soltanto infetta dal coronavirus, ma era anche una donna di 89 anni malata di una rara forma di cancro "trattabile ma incurabile" noto come macroglobulinemia di Waldenstrom. Un quadro clinico quindi altamente compromesso cui si aggiunge anche il fatto che al primo contagio della donna, all'inizio di quest'anno, la risposta del fisico fu assolutamente positivo tanto che dopo cinque giorni la signora si era completamente ripresa. Il crollo, purtroppo per l'anziana, si è avuto due mesi dopo quando, al nuovo ciclo di chemioterapia, si sono riscontrati nuovi sintomi di tosse e febbre e il tampone ha dato l'esito positivo. La morte, avvenuta dopo due settimane, ha confermato poi il fatto che la donne fosse stata infettata da un virus con una composizione genetica differente.

La storia che arriva dai Paesi Bassi pone un punto interrogativo sul mondo dell'informazione e sulla sua risposta all'epidemia che ha dilagato nel mondo. E cioè come distribuire le informazioni e in che modalità farle arrivare al lettore. È chiaro che titolare solo sulla donna infettata due volte, senza riferire che si trattava di un quadro clinico estremamente compromesso in un paziente molto anziano, avrebbe certamente incrementato la portata allarmante dell'episodio. Questo è parte del terribile "gioco" dei media. Ma in un momento in cui la seconda ondata è sotto gli occhi di tutti, dare messaggi precisi e asettici può cambiare radicalmente la percezione del pericolo. L'esempio della donna deceduta nei Paesi Bassi è solo uno. Ma pensiamo anche semplicemente al numero dei contagi, che ogni giorni varia e che ogni giorno aumenta, senza però dare il giusto peso al numero di tamponi, al rapporto tra tamponi effettuati e positivi così come al reale numero di malati e al motivo dei ricoveri. Pensiamo anche ai decessi, di cui si sa la data in cui avvengono ma non si specifica quando le persone siano state contagiate e sono morte per Covid.

Un sistema difficile da scardinare e che però fa comprendere come il datoda solo non fa

una notizia, ma lo diventa semplicemente in base a come essa si dà in pasto al lettore. Che si fida, e per questo va tutelato. Lo è se si vuole allenatare troppo la tensione e lo è anche nella ricerca feroce dell'allarme.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica