Danimarca, rifugiati somali perdono asilo, dovranno tornare in patria

Considerate le migliorate condizioni della Somalia, il servizio immigrazione danese ha riesaminato circa 1200 casi di rifugiati che perdono, di fatto, il diritto di continuare ad essere accolti sul territorio danese. Il ministro Støjberg: “È del tutto appropriato che i somali perdano la loro residenza in Danimarca”

Danimarca, rifugiati somali perdono asilo, dovranno tornare in patria

Finita l’accoglienza per i richiedenti asilo di nazionalità somala che avevano trovato rifugio in Danimarca. Secondo il quotidiano danese “DR”, infatti, non ci sarebbero più i presupposti che un tempo giustificavano la presenza dei somali nel paese nord europeo, dato che la situazione nello stato d’origine dei migranti è migliorata.

Dopo una nuova legge sulla migrazione emanata nel 2015, mirata soprattutto a controllare l’afflusso dei numerosi siriani in arrivo nel territorio danese, nell’autunno del 2016 si cominciò appunto ad effettuare dei controlli anche sui rifugiati somali. Ben 1200 permessi di soggiorno sono stati esaminati dal servizio immigrazione danese, che alla fine ha stabilito che “le condizioni generali, in quelle zone della Somalia, sono cambiate così tanto che non c'è più la base per richiedere l'asilo”.

Al momento, infatti, la Somalia è considerata sicura, e non c’è ragione per cui i migranti dovrebbero continuare a rimanere in Danimarca. Dello stesso avviso, il ministro degli affari esteri e dell’integrazione Inger Støjberg. “È del tutto appropriato che i somali perdano la loro residenza in Danimarca” ha affermato con decisione. “Se non hai più bisogno della nostra protezione e la vita e la salute di una persona non sono più in pericolo nel paese d'origine, e in particolare in Somalia, allora naturalmente devi tornare a casa e ricostruire il paese da cui sei venuto”.

Un discorso che non fa una piega. Ma sono stati molti i somali che hanno protestato una volta appresa la notizia. In quasi tutti le pratiche di ricorso esaminate, il “Refugee Appeals Board” ha dato ragione al servizio immigrazione, concordando con le sue decisioni nel 42% dei casi. Nel 40%, invece, ha preferito rinviare la delibera al sopra citato organo, essendo sorte delle nuove informazioni sui casi studiati. Solo nel 18% dei casi l’asilo in Danimarca sarebbe ancora risultato giustificato.

Una volta confermata la decisione della Commissione, il rifugiato ha 30 giorni per mettersi in viaggio, altrimenti viene trasferito in un cosidetto “exit center”. In caso differente, se l’ormai ex profugo decide di fare ritorno in patria, il governo garantirà un “sostegno di rimpatrio” pari a 140.000 DKK per un adulto, e 42.000 DKK per un bambino. Ovvero circa 19mila euro in caso, e 5mila e 600 nell’altro.

Malgrado il consiglio per i rifugiati danesi, da anni presente in Somalia, abbia dichiarato che la decisione di revisionare i permessi di soggiorno sia stata prematura, dato che le condizioni di sicurezza nel paese africano non sono ancora ottimali, il governo danese tira avanti.

“Diversi anni fa era ovvio chiedere

asilo in Danimarca, quando fuggivi dalla Somalia. Penso che la sicurezza adesso sia abbastanza buona. Non vedo perché i somali debbano restare in Danimarca” ha concluso il ministro Støjberg.

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