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Ferguson, l'agente che ha sparato: "Ho fatto solo il mio lavoro"

Manifestazioni in 170 città contro la decisione di non incriminare il poliziotto che ha ucciso il 18enne di colore Michael Brown

Ferguson, l'agente che ha sparato: "Ho fatto solo il mio lavoro"

Nuova notte di scontri e proteste negli Stati uniti dopo che il Gran Jury non ha incriminato l'agente che ha ucciso a Ferguson il 18enne di colore Michael Brown.

Sono ormai 170 le città in cui migliaia di persone sono scese in strada per chiedere giustizia al grido di "Mani in alto, non sparate". Da Washington a Los Angeles, da Atlanda a Boston, da Seattle a New York, le manifestazioni si sono svolte per lo più in modo pacifico, anche se non sono mancate le tensioni. A Ferguson (Missouri) sono scesi in campo 2mila agenti della Guardia nazionale. Momenti di paura a Minneapolis quando un’auto ha colpito una manifestante che ha riportato ferite lievi.

Intanto Darren Wilson, l'agente che ha sparato al ragazzo, si difende in un'intervista all'Abc: "So di aver fatto il mio lavoro nella maniera giusta. Ho la coscienza pulita". L'uomo, 28 anni, sostiene che si sarebbe comportato nello stesso modo anche se si fosse trovato davanti a un ragazzo bianco e ha smentito che Brown tenesse le mani in alto quando fu colpito, come affermato da alcuni testimoni.

"Le frustrazioni che abbiamo visto non riguardano un particolare incidente. Hanno radici profonde in molte comunità di colore che hanno la sensazione che le nostre leggi non siano sempre applicate uniformemente o giustamente", ha detto Barack Obama ribadendo che non ci sono scuse per le violenze. "Ci sono modi produttivi di rispondere e di esprimere queste frustrazioni, e

538em;">ci sono modi distruttivi di rispondere".

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