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Filippine, viola il coprifuoco e la polizia gli fa fare "300 piegamenti". Finisce in tragedia

Le autorità filippine indagano sul caso, mentre infuriano le polemiche contro gli eccessi delle forze dell’ordine e contro il presidente Duterte

Filippine, viola il coprifuoco e la polizia gli fa fare "300 piegamenti". Finisce in tragedia

Un uomo è morto nelle Filippine a causa delle conseguenze della punizione inflittagli dalla polizia per avere violato il coprifuoco anti-Covid lì in vigore. Per essere stato sorpreso fuori casa oltre le sei di sera, il malcapitato, Darren Manaog Penaredondo, sarebbe stato costretto dagli agenti a fare “300 piegamenti sul posto”. Egli è morto, a 28 anni di età, due giorni dopo avere subito tale punizione. La tragedia in questione si è verificata nella cittadina di General Trias, alla periferia della capitale Manila.

Secondo le ricostruzioni dell’accaduto fatte dagli inquirenti e dai familiari di Penaredondo, quest’ultimo sarebbe stato fermato dagli agenti, la sera del primo aprile, mentre comprava una bottiglia d’acqua in un negozio. L’uomo sarebbe stato fermato dalle forze dell’ordine perché si trovava allora fuori casa in pieno coprifuoco, insieme a diverse altre persone.

I poliziotti avrebbero così obbligato tutta quella gente, come punizione per l’infrazione compiuta, a fare cento “squat”, ossia piegamenti sulle ginocchia da eseguire mantenendo la schiena dritta. I malcapitati sono stati però costretti a ripetere più volte tali esercizi punitivi, fino ad arrivare al totale di 300 squat. La polizia avrebbe intimato a Penaredondo e alle altre persone di ripetere i piegamenti perché i primi “non avevano svolto gli esercizi all’unisono”, dato che molti degli stessi avevano perso l’equilibrio nel piegarsi sulle ginocchia.

Penaredondo, dopo il fermo di polizia e la conseguente sanzione, sarebbe tornato a casa alle otto di mattina di venerdì 2 marzo, quasi incapace di reggersi in piedi. Egli era infatti tornato alla sua abitazione sorretto da alcune persone, che erano state costrette insieme a lui a fare quei 300 squat. Ad attendere il rientro a casa del 28enne c’era la sua fidanzata, Reichelyn Balce, che si è quindi trovata davanti il compagno ormai ridotto a strisciare per terra, dato che lui non riusciva più a muovere le gambe. Penaredondo e le persone che lo hanno aiutato a tornare a casa hanno quindi raccontato alla Balce il loro spiacevole incontro con le forze dell'ordine filippine. Le conseguenze del supplizio subito, alla fine, non hanno lasciato scampo al 28enne, che è morto nel bagno di casa sua in preda alle convulsioni.

Sull’accaduto sono attualmente in corso delle indagini, con i vertici della polizia di General Trias che hanno già confermato il fatto che Penaredondo era stato fermato la sera del primo aprile a coprifuoco scattato. Gli stessi hanno però anche negato che gli agenti siano autorizzati a costringere i soggetti fermati a fare piegamenti a ripetizione. Di conseguenza, i poliziotti che hanno inflitto tale trattamento al 28enne, hanno assicurato i vertici della pubblica sicurezza, saranno identificati e puniti.

Tale tragedia si è consumata mentre nelle Filippine infuriano le polemiche contro il presidente Rodrigo Duterte, accusato sia di una disastrosa gestione della pandemia sia di tolleranza verso gli eccessi perpetrati dalla polizia contro chi viola le disposizioni anti-contagio.

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