Quel filo rosso che lega Lula alla sinistra italiana

D'Alema, Bertinotti, Fassino, Veltroni: tutti quelli che osannavano Lula

Quel filo rosso che lega Lula alla sinistra italiana

È ancora presto per definirlo un compagno che ha sbagliato. Ma Luiz Inacio Lula da Silva un compagno lo è di sicuro. Almeno lo è stato per la sinistra italiana. Un amore di vecchia data, fin dai tempi di Achille Occhetto che lo incontrò a Roma nel 1990 per discutere del governo ombra fatto dal Pci e dei rapporti con le componenti della sinistra europea. La stima è sempre stata reciproca. Basti pensare che nel 1997, l'allora presidente onorario del Partito dos Trabalhadores (PT), ospite della Cgil di Cofferati a Bologna, espresse grande interesse nei confronti dell'Ulivo, tanto da pensare di riproporre un modello di colazione che raccogliesse le forze della sinistra, una sorta di Ulivo in salsa brasiliana. Nella stessa occasione pronunciò elogi nei confronti della riduzione della settimana lavorativa a 35 ore operata dal governo Prodi e definita una “scelta coraggiosa” che dovrebbe assurgere a “bandiera del sindacato mondiale”. Passano gli anni, cambiano i leader a sinistra ma l'amore per Lula resta immutato. Nel 2002 Veltroni in un viaggio in Brasile dichiarò che Lula è un “leader che ha la forza di parlare non solo alla sinistra”.

Seguirono poi grida di giubilo di Bertinotti dopo i risultati del primo turno delle elzioni presidenziali brasiliane. “Caro compagno, la tua affermazione conferma quanto fosse estesa e grande nel tuo paese la volontà di cambiamento, ed è un auspicio per tutti coloro che in America Latina e nel mondo vogliono battersi contro l'ingiustizia sociale'', scrisse Bertinotti. Cossutta lo emulò inviando una missiva al “caro compagno” in cui vergò che la sua “grande affermazione conferma il prestigio e l'alto grado di credibilità di cui lui e il suo partito godono tra il popolo brasiliano'' e che “rappresenta un segnale importante per la sinistra e le forze democratiche di tutti i paesi''. L'ascesa del compagno Lula non spaventò nemmeno i leader delle grandi multinazionali italiane in Brasile che, sintetizzando, spiegarono all'Ansa: “ Col suo discorso da sinistra moderata, Lula potrà risultare una sorta di D'Alema brasiliano”. E proprio D'Alema fu il primo uomo politico di livello internazionale ad abbracciare Luiz Inacio Lula da Silva dopo la sua elezione a presidente del Brasile nel 2002. “L'insegnamento di Lula è che la sinistra deve sempre restare unita, abbiamo molto da imparare da lui”. Rutelli espresse parole profetiche: “Lula saprà unire l'ansia di riscatto sociale con l'equilibrio necessario ad una grande nazione come il Brasile”. Fassino invece si affrettò ad autoinvitarsi: “Caro Lula, farò il possibile per essere in Brasile con te nel giorno del tuo insediamento, per portarti l'abbraccio amichevole di Democratici di Sinistra italiani''. Il filo rosso che lega Lula all'Italia continua fino ai giorni nostri.

Quando il 29 maggio dell'anno scorso, l'ex presidente brasiliano, incontrando la Boldrini a San Paolo, le disse: “La sinistra italiana ha trovato il futuro leader''. Per il momento, la sinistra italiana ha trovato un'icona da rinnegare, visto che gli stessi che lo osannavano in tempi non sospetti, adesso si guardan bene dall'esprimere giudizi sullo scandalo che l'ha investito.

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