Basta matrimoni tra minori in Zimbabwe

In Zimbabwe una storica sentenza mette fine a una piaga sociale, la Corte suprema ha infatti dichiarato illegali i matrimoni tra minorenni

Basta matrimoni tra minori in Zimbabwe

Una sentenza storica tedofora di speranza, quella che arriva dallo Zimbabwe, dove sono stati dichiarati illegali i matrimoni di minorenni. La Corte costituzionale del Paese ha infatti dichiarato fuori legge le unioni sotto i 18 anni, dopo che due ragazze Loveness Mudruzu e Ruvimbo Tsopodozi hanno portato la propria storia in tribunale.

A diffondere la notizia è stato il Sir, il Servizio di Informazione religiosa, che ha raccontato la vicenda delle due ragazze. Le giovani, oggi ventenni, a quindici anni sono state costrette a prendere marito. Un'esperienza atroce che hanno deciso di raccontare e portare davanti alla suprema Corte sperando che il loro gesto potesse cambiare lo stato attuale delle cose. E ci sono riuscite, perché il 20 gennaio scorso, il magistrato Vernanda Zyiambi con fermezza ha dichiarato l'illegittimità di qualsiasi unione prima della maggiore età. Non fanno eccezione quelle celebrate con rito tradizionale.

Il motivo, che è all'origine delle unioni matrimoniali precoci, va ricercato nella povertà. Nel 2014, il 31% delle giovani dello Zimbabwe era vittima di un matrimonio. Mancanza di risorse per la famiglia e la possibilità quindi di non dover più preoccuparsi di una bocca da sfamare, sono spesso le cause all'origine del disperato gesto da parte dei genitori, di accettare la ''cessione'' della propria figlia. Una situazione perversa che dà vita a una ciclicità di problemi socio-culturali e pure economici. Leggendo infatti la deposizione dei giudici che il Sir ha raccolto, si apprende: '' anche se i matrimoni infantili derivano spesso dalla povertà e dalla debolezza, non fanno altro però che rafforzare queste nozioni frenando lo sviluppo fisico, mentale e intellettuale delle bambine''. E poi '' l'esperienza dimostra che i matrimoni infantili sono uno strumento di oppressione che rende subordinata non solo la donna, ma la sua famiglia: non solo perpetuano un ciclo intergenerazionale di povertà e mancanza di opportunità, ma rinforzano la natura subordinata delle comunità''.

La speranza ora è

che l'esempio dello Zimbabwe venga raccolto da altri Paesi africani, dove il fenomeno è ampiamente diffuso, e che nello specifico sono:Guinea Bissau, Mauritania, Mali, Nigeria, Uganda,Burkina Faso, Etiopia, Niger e Ciad.

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