Francia, accusato di corruzione l'ex ministro dell'Interno di Macron

L’ex ministro Collomb ha reagito all’esplosione dello scandalo accusando la stampa di “gettare fango” sulla sua persona e sulla reputazione di Macron

Francia, accusato di corruzione l'ex ministro dell'Interno di Macron

In Francia, un'offensiva giornalistico-giudiziaria si è di recente abbattuta sull’entourage del presidente Emmanuel Macron.

Gérard Collomb, settantunenne stretto collaboratore dell’inquilino dell’Eliseo nonché suo ex ministro dell’Interno, è stato infatti accusato di corruzionee “distrazione di fondi pubblici” dall’Office central de lutte contre la corruption et les infractions financières et fiscales (Oclciff), dipartimento della polizia nazionale competente per i reati contro la pubblica amministrazione.

A rivelare i particolari dell’indagine è stato il settimanale satirico transalpino Le Canard enchaîné, citando fonti anonime vicine agli inquirenti. Secondo i cronisti di tale organo di informazione, le forze dell’ordine avrebbero avviato le loro indagini su Collomb, attualmente sindaco di Lione, sulla base di un recente rapporto stilato dalla Corte dei Conti, che accuserebbe il fedelissimo di Macron di avere impiegato risorse statali per “fini privati”.

A detta de Le Canard enchaîné, gli investigatori contesterebbero all’ex ministro una distrazione di fondi pari a 500mila euro, protrattasi per circa venti anni e diretta a remunerare illegittimamente Meriem Nouri, ex fidanzata di Collomb. Per il periodo in questione, la donna avrebbe ricoperto, sempre al fianco del collaboratore di Macron, numerosi incarichi pubblici retribuiti, prima presso il ministero dell’Interno e poi presso il municipio lionese, in “palese violazione” della normativa che impone agli organi di indirizzo politico di assumere alle proprie dipendenze esclusivamente personale tecnico di “notoria competenza”. Secondo gli agenti dell’Oclciff, spiega il settimanale satirico, la Nouri non avrebbe mai presentato alcun requisito di specializzazione tecnica.

Di conseguenza, accusa Le Canard enchaîné, Collomb avrebbe finora stipendiato con i soldi dei contribuenti francesi una persona “completamente inadatta” a ricoprire incarichi di stretta collaborazione con organi politici. La condotta osservata dall’ex ministro si sarebbe protratta negli ultimi mesi anche grazie, insinua l’organo di informazione, alla “tolleranza” concessagli da Macron in persona. Anche le fonti alla base di quest’ultima asserzione beneficiano dell’anonimato e il settimanale satirico ha giustificato la sua volontà di non rivelare l’identità dei suoi informatori appellandosi al principio della “protezione delle fonti del giornalismo d’inchiesta”.

Un’ipotetica copertura accordata dal presidente francese alle presunte distrazioni di fondi pubblici perpetrate da Collomb è stata invece smentita con nettezza dal quotidiano Le Parisien, secondo cui l’Oclciff non avrebbe finora rilevato alcun elemento utile a incolpare Macron di qualsiasi reato.

All’indomani dell’esplosione dello scandalo ai danni del sindaco di Lione, quest’ultimo ha reagito ribadendo la propria innocenza davanti ai microfoni dell’agenzia di stampa Agence France-Presse (Afp). Collomb ha, in primo luogo, ammesso di essere attualmente oggetto di un’indagine da parte dell’Oclciff, ma gli investigatori, a suo dire, gli contesterebbero esclusivamente delle “piccole irregolarità contabili”. Egli ha poi affermato che le indiscrezioni giornalistiche circolate in questi giorni sui presunti favori da lui concessi a Meriem Nouri sarebbero soltanto “invenzioni”. In particolare, le rivelazioni pubblicate da Le Canard enchaîné sono state etichettate dal sindaco di Lione come “pura spazzatura”, nonché come parte di una “precisa strategia politica” finalizzata a pregiudicare la rielezione di Collomb alla guida della terza città più popolosa di Francia.

Nelle sue dichiarazioni rese all’Afp, riprese dal giornale Le Figaro, l’ex ministro dell’Interno ribadisce quindi la “totale estraneità” dell’inquilino

dell’Eliseo rispetto agli accertamenti in corso da parte delle forze dell’ordine e ha in seguito bollato ogni tentativo della stampa di mettere in dubbio l’onestà di Macron come “nient’altro che fango”.

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