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"Dodici Paesi già colpiti": ecco le prime "vittime" ricatto russo sul gas

Dodici nazioni hanno già subito tagli del gas fornito da Mosca dall'inizio della guerra in Ucraina a oggi. Ecco quali sono.

"Dodici Paesi già colpiti": ecco le prime "vittime" ricatto russo sul gas

Nord Stream si ferma, Gazprom taglia le forniture di gas a Eni, la Francia avverte del possibile stop totale delle forniture dalla Russia e l'Unione Europea va in allarme: per Bruxelles Vladimir Putin "continua a usare l'energia come un'arma. "Dodici Paesi dell'Ue sono già direttamente interessati" dalle manovre destabilizzanti russe, sottolinea la Commissione Europea in un tweet. Bruxelles invita i Paesi membri a "riempire le capacità di stoccaggio del gas prima di questo inverno", una soluzione che "può aiutarci a prepararci a eventuali ulteriori interruzioni e tagli delle forniture"

La guerra economica e di sanzioni tra Occidente e Russia sta vedendo Mosca reagire con l'arma degli stop alle forniture e dei ricatti energetici all'offensiva europea e statunitense per colpire l'economia della Federazione. E se da un lato l'industria e la produzione di Mosca stanno soffrendo, dall'altro la Russia tiene per la giugulare il Vecchio Continente con l'arma del taglio delle forniture di oro blu all'Europa.

Il ricatto del gas contro chi non paga in rubli

La Commissione cita dodici Paesi come colpiti direttamente dalle mosse russe. Tra essi ben sei hanno visto un'interruzione pressoché totale dei legami energetici con la Russia. Mosca ha iniziato il 26 aprile scorso tagliando il gas a Polonia e Bulgaria che si erano rifiutate di pagare con i "conti K" denominati in rubli le forniture. Il 20 maggio, poi, è stata la volta della Finlandia, "punita" per aver accelerato l'avvicinamento alla Nato.

Nella notte tra l'ultimo giorno di maggio e il primo di giugno, la Danimarca ha subito un destino pressoché simile, vedendo una drastica riduzione delle forniture quando la multinazionale energetica danese Ørsted ha ignorato le richieste di pagamento in rubli. "Questo è del tutto inaccettabile", ha affermato il primo ministro danese Mette Frederiksen. "Questa è una specie di ricatto da parte di Putin", ha affermato nelle stesse ore in cui Gazprom inerrompeva completamente le forniture ai Paesi Bassi e colpito il trader olandese GasTerra per il rifiuto di saldare le fatture con valuta russa.

La pressione russa contro i Paesi più vulnerabili

A metà giugno, in occasione del viaggio di Mario Draghi, Emmanuel Macron ed Olaf Scholz a Kiev era invece sopravvenuta la riduzione delle forniture a Germania e Italia, i Paesi dell'Unione Europea più dipendenti dal gas di Mosca. In Germania, la più grande economia del blocco che dipende fortemente dal gas di Mosca per generare elettricità e alimentare i consumi energetici, il colosso energetico statale russo Gazprom ha ridotto del 60% le forniture attraverso il gasdotto Nord Stream che porta 55 miliardi di metri cubi di gas naturale fluire ogni anno nei suoi tubi.

L'Italia ha pure subito molte decurtazioni delle forniture, l'ultima delle quali nella giornata dell'11 luglio, quando Gazprom ha tagliato di un terzo le forniture di gas. Tra il 15 e il 16 giugno anche l'Austria ha visto ridursi i volumi, così come Repubblica Ceca e Slovacchia. Colpita, pur in maniera meno grave visto il minor livello di dipendenza, la Francia che da fine maggio riceve flussi assai irregolari.

La risposta comune europea che serve

Questi i dodici Paesi colpiti dalle mosse unilaterali di Mosca. Ma guardando al quadro delle rotture dei rapporti energetici indotte dalle mosse russe si possono aggiungere almeno altri tre Stati a quelli indicati dalla Commissione. Stiamo parlando dei principali nemici di Mosca, i Paesi baltici ex sovietici: Estonia, Lettonia, Lituania. Le tre repubbliche hanno avviato una strategia di decoupling dalla Russia risoltasi in una rottura totale di un'integrazione energetica antica e consolidata per una somma di mosse di entrambe le parti.

Tralasciando Irlanda, Malta, Cipro che, per ragioni di insularità, sono disconnessi dalla rete europea dei gasdotti, buona parte dei 24 Paesi continentali dell'Unione Europea ha subito interruzioni nelle forniture di gas. Tra gli esclusi eccellenti da questa politica di pressione si segnala in particolar modo l'Ungheria di Viktor Orban, solerte nel conformarsi all'agenda energetica russa. A cui oggi la Commissione indica come road map il riempimento degli stoccaggi e l'accelerazione della transizione. Mosse difficilissime da compiere di fronte alla tempesta perfetta dell'inflazione energetica e del ricatto di Mosca.

A cui una risposta politica (dal tetto ai prezzi a una ricerca sistemica di fonti alternative, dagli stoccaggi comuni europei agli acquisti condivisi) è ora più che mai necessaria.

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