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Chiusi i rubinetti a Polonia e Bulgaria: Putin inizia la guerra del gas

Varsavia e Sofia diventano le prime capitali europee a cui si applica il bando delle forniture per i mancati pagamenti in rubli. Per la Polonia e la Bulgaria una sfida senza precedenti

Chiusi i rubinetti a Polonia e Bulgaria: Putin inizia la guerra del gas

Tensioni ai massimi tra Polonia e Russia. Varsavia accusa Mosca di aver sospeso le forniture attraverso il gasdotto Yamal, conduttura che trasporta il gas attraverso l'Est Europa e fino ad ora metteva in campo i residui legami tra i due Paesi rivali dell'Est Europa.

Lo riferiscono canali mediatici polacchi che citano una mossa unilaterale del Cremlino. Secondo Varsavia Gazprom interromperà da domani mattina le forniture di gas alla Polonia attraverso il gasdotto Yamal. All'inizio della giornata, il commissario del governo di Varsavia per le Infrastrutture energetiche strategiche, Piotr Naimski, ha affermato che PGNiG (la principale società di gas polacca) non avrebbe soddisfatto la richiesta russa di pagare il gas in rubli. Da qui la decisione del colosso del gas russo di interrompere iol flusso del gas, estesa poi nella serata del 26 aprile anche alla Bulgaria.

Rottura tra Polonia e Russia

Il termine per rispettare i contratti in essere e pagare in rubli, hanno fatto sapere da Mosca, è scaduto venerdì. E la Polonia, ha tuonato Gazprom per bocca del suo portavoce Sergey Kupriyanov, avrebbe dovuto pagare entro oggi rispettando la nuova procedura.

La notizia ha fatto letteralmente schizzare il prezzo del gas naturale in Europa, che al Ttf, l'hub olandese di riferimento, è tornato per la prima volta da diverse settimane ben oltre la soglia dei 100 euro per megawattora e aumenta fino al 17%. Per poi ripiegare solo a fine giornata al +7% a 99,18 euro. Attualmente il 55% delle importazioni di gas della Polonia proviene dalla Russia, ma Varsavia ha già adottato diverse misure per ridurre la propria dipendenza, tra cui l'espansione di un terminal a Swinoujscie, nel nord-ovest della Polonia, e la costruzione di un nuovo gasdotto dalla Norvegia.

PGNiG ha definito l'interruzione delle forniture "una violazione" del contratto previsto per Yamal, annunciando di voler sporgere denuncia. I vertici societari hanno assicurato di essere pronti a ottenere "gas da altre direzioni con i collegamenti ai confini occidentali e meridionali e il terminal Gnl di Swinoujscie, che aumenta il numero di navi metaniere servite". E il bilancio è poi completato dalla produzione nazionale di gas e dalle riserve di carburante accumulate negli impianti di stoccaggio sotterranei: "I nostri magazzini sono pieni al 76%. Non ci sarà carenza di gas nelle case polacche", ha tagliato corto la ministra polacca del Clima e dell'Ambiente, Anna Moskwa, ricordando che il Paese "per anni" è stato "effettivamente indipendente dalla Russia".

Vi è da dire, per completare il quadro, che proprio Gazprom era entrata oggi nel mirino di nuove sanzioni promosse dal governo di Varsavia. La Polonia ha imposto le proprie sanzioni contro Gazprom, Novatek, Akron e altre società e individui provenienti da Russia e Bielorussia. Lo ha affermato il ministro dell'Interno polacco, Mariusz Kaminski, durante un punto stampa. In totale, la Polonia ha imposto sanzioni contro 35 aziende e 15 persone che "lavorano sul territorio" del Paese. "L'elenco include imprese come Gazprom, che è stata sanzionata come parte delle attività di EuroPolGaz, imprese come Akron e l'oligarca russo, Viatcheslav Kantor, che possiede circa il 20 per cento della società polacca Azoty, tutte aziende che hanno fornito alla Polonia carbone russo e il carbone del Donbas, società come Novatek, PhosAgro, (...) nella lista ci sono anche oligarchi associati al regime di (del leader bielorusso) Aleksandr Lukashenko", ha detto Kaminski ai giornalisti. Mentre la Polonia approva il primo pacchetto individuale di sanzioni contro la Russia, questa settimana l'Unione europea renderà pubblico il sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca, che, probabilmente, amplierà l'elenco delle banche russe escluse dal sistema finanziario di interconnessione bancaria, Swift.

Ma in attesa di questo programma europeoo Varsavia diventa dunque la prima capitale europea a cui si applica il bando delle forniture per i mancati pagamenti in rubli. In precedenza Estonia, Lettonia, Lituania erano state le prime nazioni a rompere con le forniture energetiche da Mosca. Una risposta alla fermezza polacca nel contrastare l'offensiva russa in Ucraina che farà scalpore. Nel giorno in cui gli Stati Uniti hanno, col vertice di Ramstein, ufficialmente dato il loro sostegno alla strategia polacca di sostenere la resistenza ucraina fino a sconfiggere Vladimir Putin sul campo da Mosca è giunta una mossa dura che lascia presagire altre escalation. E ora l'intera Europa deve stare all'erta sul possibile blocco delle forniture di gas.

Anche la Bulgaria nel mirino

Notizie complesse anche per Sofia. La Russia ha sospeso la fornitura di gas alla Bulgaria per le stesse ragioni della Polonia. Lo ha reso noto il ministero dell'Energia della Bulgaria, affermando che "Gazprom ha informato Bulgargaz che interromperà la fornitura di gas dal 27 aprile". La decisione segue il rifiuto della Bulgaria di pagare il gas in rubli. Sofia afferma di avere pienamente adempiuto ai propri obblighi di pagamento del gas e dopo un'analisi della società statale Bulgargaz e della Bulgarian Energy Holding, è emerso che la nuova procedura di pagamento in due fasi proposta dalla parte russa non è conforme al contratto valido fino a fine anno e comporta rischi significativi per la parte bulgara, incluso effettuare pagamenti senza ricevere gas dalla parte russa".

Sofia si è di recente caricata di una postura filo-ucraina vicina a quella della Polonia. Una delegazione della coalizione al governo in Bulgaria effettuerà domani una visita in Ucraina, secondo quanto riferisce l'emittente televisiva "Bnt" precisando che la notizia è stata confermata oggi dalla ministra bulgara degli Esteri, Teodora Gencovska. Nella capitale ucraina la delegazione bulgara consegnerà caschi e giubbotti antiproiettile che il governo di Sofia ha promesso a Kiev. Deciso, anche in questo caso, il pugno duro di Mosca. La guerra del gas è cominciata definitivamente.

E parte proprio dalle regioni dell'ex "impero" di Mosca diventate bastioni occidentali.

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