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La Giordania annulla in parte l'accordo di pace con Israele

Il governo israeliano ha reagito alla decisione di Amman dichiarandosi disposto ad avviare trattative per un “nuovo accordo” tra i due Paesi

La Giordania annulla in parte l'accordo di pace con Israele

La Giordania ha deciso di annullare parte dell’accordo di pace siglato con Israele nel 1994. Re Abd Allah II ha infatti annunciato che Amman “non riconoscerà più come valide” le disposizioni del trattato che avevano concesso parti del territorio nazionale in affitto a coloni israeliani. Il sovrano hashemita ha comunque precisato di non volere, con tale decisione unilaterale, favorire l’instabilità in Medio Oriente e ha quindi ribadito il proprio impegno per una rapida soluzione della questione palestinese.

Con l’entrata in vigore dei due protocolli annessi al trattato di pace del 1994, i villaggi giordani di Baqura e Ghamr, il primo situato nel settore settentrionale della valle del Giordano e il secondo ubicato nei pressi del golo di Aqaba, venivano affittati gratuitamente per venticinque anni ai coloni israeliani. A questi ultimi veniva riconosciuto il diritto di accedere liberamente alle due località e di realizzarvi insediamenti. Entrambi i villaggi erano stati occupati dalle truppe di Gerusalemme al termine della “guerra dei sei giorni”.

Le disposizioni dei protocolli sono state di recente dichiarate “inefficaci” dal governo giordano. Re Abd Allah II ha infatti dichiarato di non volere rinnovare le clausole relative all’affitto a cittadini israeliani dei villaggi di Baqura e Ghamr. A causa della contrarietà di Amman al loro rinnovo, le disposizioni incriminate perderanno efficacia nel 2019. L’annullamento dei due protocolli annessi al trattato di pace è stato presentato dal monarca come una scelta intesa a “ripristinare la sovranità giordana” su porzioni del territorio nazionale “lasciate per troppi anni in mano straniera”. Abd Allah II ha affermato: “Stiamo ripristinando la nostra sovranità su quelle province del regno oggetto per troppi anni di occupazioni straniere. La missione del governo è difendere gli interessi e la dignità della Giordania nonché compiere tutti gli sforzi possibili per accrescere la prosperità del popolo.” Successivamente, rivolgendosi alle autorità di Gerusalemme, il sovrano ha fornito rassicurazioni riguardo all’impegno di Amman per la pace in Palestina. Egli ha quindi negato di avere adottato tale decisione dietro sollecitazioni provenienti dagli ambienti oltranzisti e anti-israeliani. Il ritorno di Baqura e Ghamr in mani giordane era stato infatti reclamato con forza dai manifestanti nazionalisti che, nei giorni scorsi, avevano riempito le strade della capitale del regno.

L’esecutivo Netanyahu ha reagito alla scelta operata dalla Giordania manifestando la propria disponibilità ad avviare trattative intese alla conclusione di un “nuovo accordo” bilaterale. Il premier di Gerusalemme ha poi sottolineato la natura cruciale per la stabilità del Medio Oriente rivestita dalla cooperazione economico-militare tra i due Paesi. Secondo i media dello Stato ebraico, lo strappo operato da Amman sarebbe una ritorsione per le “provocazioni” contestate negli ultimi mesi al governo Netanyahu, come lo spostamento, da Tel Aviv a Gerusalemme, dell’ambasciata americana in Israele, avvenuto lo scorso maggio e duramente criticato da tutto il mondo arabo.

Ulteriori tensioni nei rapporti tra i due Paesi erano state causate dall’uccisione, verificatasi in estate, di due giordani ad opera di una guardia in servizio presso l’ambasciata dello Stato ebraico ad Amman.

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