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L'Italia vuole indietro Girone. Ma l'India la gela: "Richiesta inammissibile"

All'Aja l'Italia chiede il rientro in patria di Girone: "Non può restare in India fino alla fine del processo". E accusa l'India: "Un essere umano non può essere usato come garanzia". Ma Nuova Delhi si oppone

L'Italia vuole indietro Girone. Ma l'India la gela: "Richiesta inammissibile"

Considerato che il procedimento arbitrale sul caso marò "potrebbe durare almeno tre o quattro anni", Salvatore Girone rischia di rimanere "detenuto a Delhi, senza alcun capo d'accusa per un totale di sette-otto anni", determinando una "grave violazione dei suoi diritti umani". Nell'udienza al Tribunale arbitrale, che si è aperta questa mattina all'Aja, l'ambasciatore Francesco Azzarello, agente del governo italiano, ha chiesto per il Fuciliere di Marina l'autorizzazione a "tornare a casa fino alla decisione finale" dell'arbitrato. Una richiesta respinta senza se e senza ma da Nuova Delhi.

Si è aperta all'Aja la prima giornata di udienza davanti al Tribunale arbitrale internazionale sulla richiesta italiana di far rientrare in patria Girone, tuttora trattenuto in India, per tutta la durata del procedimento arbitrale sulla giurisdizione della vicenda che vede lo stesso Girone e Massimiliano Latorre accusati di aver ucciso due pescatori indiani al largo del Kerala, il 15 febbraio 2012. "L'unica ragione per cui il sergente Girone non è autorizzato a lasciare l'India è perchè rappresenta una garanzia che l'Italia lo farà tornare a Delhi per un eventuale futuro processo - spiega l'ambasciatore Azzarello - ma un essere umano non può essere usato come garanzia per la condotta di uno Stato". L'Italia ha già preso, e intende ribadirlo nel modo più solenne, l'impegno di rispettare qualsiasi decisione di questo Tribunale, compresa quella di "riportare Girone in India" nel caso in cui l'arbitrato dovesse riconoscere alla fine del procedimento la giurisdizione indiana. Ma, finché il Tribunale dell'Aja non si sarà pronunciato, si chiede il rientro del marò.

L'India sta constringendo Girone a vivere a migliaia di chilometri dalla sua famiglia, con due figli ancora piccoli. Lo priva, insomma, della sua libertà e dei suoi diritti. "Il danno ai suoi diritti - tuona l'ambasciatore Azzarello - riguarda l'Italia, che subisce un pregiudizio grave e irreversibile dal protrarsi della sua detenzione, e dell'esercizio della giurisdizione su un organo dello Stato italiano". I due marò, che sono rimasti coinvolti nell'incidente dell'Enrica Lexie mentre erano in servizio antipirateria per conto dello Stato, godono infatti dell'immunità. Ma l'India non intende accordare il rietro.

"C'è il rischio che Girone non ritorni nel caso venisse riconosciuta a Delhi la giurisdizione sul caso - si legge nel documento depositato all'Aja - sarebbero necessarie assicurazioni in tal senso dall'Italia, che finora sono state insufficienti".

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