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Il "miracolo" dell'euro? La Grecia deve indebitarsi ancora con il Fmi

In arrivo un’altra stangata, l’ennesima, per la Grecia da parte del Fondo Monetario Internazionale

Christine Lagarde e Mario Draghi
Christine Lagarde e Mario Draghi

L’ente sovranazionale che “aggiusta i conti” dei Paesi nel mondo ha rilasciato dichiarazioni più che allarmanti per il futuro economico della Grecia. “Il surplus del budget greco raggiungerà l’1.5%, mancando così l’obiettivo fissato al 3.1%” ha così dichiarato in una nota ufficiale il Fondo Monetario Internazionale in seguito ad una riunione dei direttori. Secondo i capoccia del Fondo il debito greco sarebbe ancora “insostenibile”, considerato che raggiungerà quest’anno il 181% del Pil secondo le previsioni e il 275% del Pil nel 2060 se non “verranno incrementate le riforme nel settore economico nazionale”. Il Fondo, come riporta Bloomberg, ha così preso in considerazione l’ipotesi di concedere ulteriori prestiti alla Grecia. Si parla di 86 miliardi di euro concessi solo in cambio di un piano “credibile” di riassetto economico.

La Grecia è in sostanza punto a capo. La ricetta del prestito vincolato a condizioni che il Governo Tsipras accettò nel 2014 ha ad oggi fallito in ogni sua parte. Il rilancio prospettato del Pil, atteso oltre la soglia del 2%, era in realtà una mera illusione. I numeri parlano di una nanocrescita tra lo 0.3 e lo 0.5%. I dati sulla disoccupazione sono drammatici. Il “miracolo dell’euro” ha il tasso di disoccupazione al 25.6%, un numero che ha avuto conseguenze enormi sulla perdita in produzione industriale nel Paese, calata del 4% nel 2016. I perversi effetti delle “ricette” del FMI non finiscono qui. Come riportava Wall Street Italia nel giugno 2016, la Grecia, in contemporanea con l’accettazione del piano di riforme, ha visto un aumento dei suicidi, un aumento della mortalità infantile (dal 2,65% nel 2008 al 3,75% nel 2014) e un considerevole aumento di persone affette da disturbi mentali (dal 3,3% del 2008 al 12,3% nel 2013). Parallelamente al disastro fisico e morale in cui si trovano costretti oggi i greci, Atene ha dovuto applicare alla lettera il piano di riforme strutturali vincolate al prestito con il Fondo Monetario Internazionale.

Il Paese si ritrova così oggi sulla via di svendere settori strategici della sua economia. Lo scorso settembre 2016 il Parlamento greco aveva approvato il pacchetto di privatizzazioni che preveva tra le altre anche la svendita delle compagnie pubbliche di acqua e gas. A queste si sono aggiunte la vendita del Pireo, che ormai ha siglato un accordo con la compagnia cinese Cosco, e la privatizzazione del 67% del Porto di Tessalonica. Sul sito dell’agenzia greca per le privatizzazioni, Taiped, sono visibili tutte le prossime strategia di svendita delle compagnie ancora pubbliche. Senza sovranità parlamentare ed economica, con un greco su quattro senza lavoro e con il 15% della popolazione che non ha accesso alle cure mediche, la Grecia può essere dunque il primo esempio di “failed State”, Stato fallito”, nell’Unione europea. Ciò che stupisce è la reiterata volontà dei vertici del FMI di proseguire la strategia dei prestiti, nonostante l’evidenza empirica dimostri come il meccanismo prestiti-riforme abbia portato la distruzione materiale del Paese. “Un ulteriore consolidamento del bilancio è necessario”, hannno detto i vertici del FMI.

Gli stessi sottointendono che il pareggio di bilancio è ottenibile solo con la perdita di ricchezza da parte della popolazione greca.

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