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Referendum, ancora testa a testa. Ma Varoufakis: "Accordo in vista"

La scelta tra accettare o meno gli accordi divide ancora il Paese. In calo il numero degli indecisi. Dijsselbloem: "Nessuna intesa vicina, è una bugia"

Manifestazione in piazza Syntagma in vista del referendum
Manifestazione in piazza Syntagma in vista del referendum

Se fino a qualche giorno fa sembrava che l'opinione pubblica non fosse tutta d'accordo con il premier greco Alexis Tsipras, con il passare delle ore si è assottigliato il margine di vantaggi di cui godeva il "sì" al referendum, ovvero la preferanza in favore dell'Unione europea.

Dovesse vincere il sì, il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis lo ha detto ieri sera, a quel punto sarebbe pronto a dimettersi. Una dichiarazione che porta con sé una certa spregiudicatezza oppure un grande ottimismo, che potrebbe essere in parte giustificato dal fatto che attualmente l'elettorato è spaccato praticamente a metà.

Sugli accordi con i creditori internazionali le opinioni si dividono e il quotidiano Ethnos sostiene che i sì al momento sono il 44,8% del campione, mentre il no si ferma al 43,4%. Una forbice sempre più irrisoria, con il numero degli indecisi che nel frattempo è in calo e attualmente non supera l'11,8%.

Qualora dovesse vincere il no, Tsipras ha indicato ieri quali sarebbe le mosse da mettere in campo. "Il giorno dopo sarò a Bruxelles - ha detto -. La gente non deve preoccuparsi, perché 48 ore dopo il referendum avremo un accordo". In caso contrario "Resterò nel mio ruolo come garante istituzionale e attiverò le necessarie procedure".

Fiducioso sull'accordo anche Varoufakis, convinto che "un accordo è in vista" qualsiasi sia la risposta delle urne. E aggiunge: "In questa settimana di stallo abbiamo avuto alcune proposte molto interessanti in via confidenziale dalle autorità europee".

Molto meno convinto il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, che ha chiarito come "la posizione greca uscirebbe drammaticamente indebolita" da un referendum in cui a vincere fosse il "no". Per il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem l'ipotesi che ci sia un accordo in vista è addirittuta "totalmente falsa". E per il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, restano "molto difficili" i colloqui che seguiranno al referendum.

Per Tsipras l'unico modo per rendere sostenibile il debito greco è comunque un taglio del 30% e un periodo di grazia di vent'anni. "Il rapporto del Fmi giustifica la nostra scelta di non accettare un accordo che ignora il tema fondamentale del debito", ha spiegato.

Ha anche aggiunto che l'appartenenza dei greci all'Europa non è in discussione e che il voto referendario non deciderà su questo punto.

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