Trump torna all’attacco di Obama. Questa volta, nel mirino del nuovo presidente americano ci sono alcune delle scelte politiche del suo predecessore, dalla volontà di chiudere il carcere di massima sicurezza di Guantanamo liberando i prigionieri, alla strategia dell’amministrazione Obama nei confronti della Russia.
Dopo che ieri è stata diffusa la notizia dell’uccisione in Yemen, di un miliziano di al Qaeda, che era stato rilasciato proprio da Guantanamo nel 2009, Trump ha attaccato l’ex presidente Obama su Twitter, definendo una “decisione davvero pessima”, quella di liberare centinaia di prigionieri dal carcere di massima sicurezza che si trova nella base americana sull’isola di Cuba. "122 prigionieri pericolosi, rilasciati da Guantanamo dall'amministrazione Obama sono tornati sul campo di battaglia”, ha quindi denunciato Trump nello stesso tweet.
Yasir al-Silmi, un jihadista trentasettenne, noto anche con il nome di battaglia di Mohammed Tahar, ucciso, secondo quanto riferisce il Pentagono, in un raid condotto lo scorso due marzo in Yemen, era stato imprigionato a Guantanamo nel 2002, ed è rimasto nel carcere fino al dicembre 2009, quando è stato rilasciato e rimpatriato in Yemen. Tornato nel suo Paese, però, l'ex detenuto ha nuovamente imbracciato le armi, unendosi ai miliziani di al Qaeda nella Penisola Arabica (AQAP), la branca di al Qaeda attiva in Yemen.
E quello di Yasir al-Silmi non è l’unico caso di prigionieri che sono tornati a combattere nei loro Paesi d'origine una volta rilasciati dal carcere di Guantanamo. Anche Jamal al-Harit, detto Abu-Zakariya al-Britani, il terrorista dell’Isis originario di Manchester, che alcune settimane fa si è fatto saltare in aria a Mosul, era stato rilasciato dalla prigione di massima sicurezza sull’isola di Cuba nel 2004 su istanza del Regno Unito. E fu pure risarcito con un milione di sterline per il trattamento subito. Denaro, questo, che secondo la moglie del terrorista, sarebbe stato usato proprio per finanziare le attività dell’Isis.
Il tweet del presidente, però, ha già fatto discutere. Da un’informativa pubblicata lo scorso settembre dall'intelligence americana risulta effettivamente che “122 ex detenuti di Guantanamo sono stati reintegrati in gruppi armati”. Ma secondo la stessa fonte, 113 dei 122 non sono stati liberati per ordine di Obama, ma prima del suo insediamento nel gennaio del 2009, e quindi durante gli ultimi anni della presidenza di George W. Bush. In quegli anni, infatti, fu avviato un programma di rimpatrio dei prigionieri di Guantanamo e furono effettuate 532 scarcerazioni. D’altra parte, è anche vero che proprio tra gli obiettivi della presidenza Obama, sotto la quale sono stati rilasciati 201 prigionieri, c'era proprio quello di chiudere il carcere di Guantanamo.
Trump, da parte sua, è stato, invece, sempre contrario alla chiusura della prigione di massima sicurezza e, casomai, favorevole ad un rafforzamento del penitenziario. Già prima del suo insediamento alla Casa Bianca, infatti, il nuovo presidente sparava a zero sulla liberazione dei detenuti, che Obama, al contrario, ha continuato a rilasciare fino agli ultimi giorni del suo mandato. “Non dovrebbero esserci altri rilasci (di prigionieri) da Guantanamo. Queste sono persone estremamente pericolose e non dovrebbe essere permesso loro di tornare sul campo di battaglia”, scriveva Trump su Twitter lo scorso gennaio. Nel carcere di massima sicurezza sull’isola di Cuba ora sono rimati soltanto 41 prigionieri.
Sempre su Twitter, Trump ha poi attaccato l’ex presidente
americano sul tema delle relazioni con la Russia. ''Per otto anni la Russia ha travolto Obama, diventando sempre più forte, prendendo la Crimea e aumentando i missili'', ha scritto in un tweet il presidente degli Stati Uniti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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