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Caos Kabul, Ghani accusa: colpa della fuga Usa

I talebani riprendono forza nel Paese sotto assedio. Il presidente: "Era prevedibile"

Caos Kabul, Ghani accusa: colpa della fuga Usa

“Grazie ad Allah siamo entrati ad Herat” annuncia Habibullah, un talebano, che si fa riprendere ad un paio di chilometri a sud della grande moschea blu nella terza città del paese. Il traffico scorre, gli insorti sventolano le bandiere bianche di guerra in mezzo alla strada e sono circondati da bambini, come se fossero scudi umani. Habibullah imbraccia un fucile mitragliatore Usa M 4 con l’ottica per prendere bene la mira, che sembra nuovo di zecca. Un’arma in dotazione all’esercito afghano forse razziata in qualche base. Altre foto rese note dal ministero delle Difesa afghano mostrano, al contrario, il centro della città tranquillo come sempre con i bazar aperti. L’assurdo della guerra afghana segnata da un’avanzata talebana che andava messo in conto, come ha denunciato ieri il presidente Ashraf Ghani davanti al Parlamento riunito per l’emergenza.

"La nostra situazione attuale è dovuta alla decisione (degli americani, nda) di ritirarsi in modo brusco" ha dichiarato il capo dello Stato. Ghani ha confermato che aveva avvertito Washington “delle conseguenze” della smobilitazione repentina. Per di più il negoziato con i talebani condotto dagli Usa ha solo "legittimato un gruppo di insorti invece di portare alla pace”. Ghani è convinto che “nei prossimi sei mesi” le forze di sicurezza afghane respingeranno i talebani. E ha sottolineato: “O ci sediamo ginocchio contro ginocchio al vero tavolo dei negoziati o rompiamo le loro ginocchia (degli insorti nda) sul campo di battaglia”. Ad Herat negli ultimi giorni di scontri l’ospedale cittadino ha registrato 24 morti e 178 feriti, comprese donne e bambini, ma molto di più stavano arrivando ieri quando è scattata la controffensiva governativa. "Abbiamo inviato centinaia di soldati delle forze speciali. La situazione sta migliorando” ha dichiarato il portavoce del ministero della Difesa, Fawad Aman. In un tweet ha confermato l'uccisione di "55 terroristi talebani, compresi cinque comandanti".

I nostri ex interpreti rimasti in città nella speranza di un’evacuazione temono per la loro vita. “Stamattina presto (ieri per chi legge nda), una trappola esplosiva nascosta su un minibus è esplosa a 50 metri da casa mia” racconta al Giornale il “portavoce dei traduttori dimenticati, Mohammed Safdari Ali. E mandando le foto dell’attentato scrive: “Non sappiamo nulla, neppure se siamo in lista oppure no per i prossimi voli verso l’Italia. Il dubbio è se cercare di scappare subito dal paese per metterci in salvo o attendere un incerto destino”. L’Italia perde tempo su numeri esigui di collaboratori afghani da evacuare, come se non ci fosse l’avanzata dei talebani. Gli americani, che prevedono di mettere in salvo 35mila persone, hanno allargato le maglie burocratiche per accogliere velocemente e più gente. A Lashkar Gah, il primo capoluogo di provincia che potrebbe cadere in mani talebane, gli scontri sono più aspri dopo l’arrivo dei corpi speciali di rinforzo. I talebani puntano al centro e hanno attaccato il carcere.

"Da settimane continuano senza sosta sparatorie, attacchi aerei ed esplosioni di mortaio in aree densamente popolate. Le case vengono bombardate e molti civili sono feriti gravemente" denuncia Sarah Leahy, coordinatrice dell’ospedale di Medici senza frontiere in città. A Kandahar, la seconda città del paese, gli insorti puntano a stringere il cerchio e adottano la tattica del terrore degli omicidi mirati. “Un noto attore afgano, Nazar Mohammed, è stato ucciso dai talebani nell’ambito di un’azione condotta da decine di miliziani che sono penetrati nelle abitazioni di numerosi funzionari statali per eliminarli” riporta Analisi Difesa. L’ambasciata americana a Kabul ha accusato gli insorti di “avere massacrato dozzine di civili per vendetta” dopo la conquista di Spin Boldak, posto di frontiera con il Pakistan. "Purtroppo si sta avverando quello che io e altri temevano - dichiara l’ex generale Giorgio Battisti - le forze di sicurezza afgane non sono in grado ancora di resistere autonomamente all'offensiva dei talebani”.

Per il veterano della missione in Afghanistan "tutto ciò era prevedibile, ma nessuno ha fatto nulla”.

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