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I vertici militari in Afghanistan cauti sul ritiro delle truppe americane

Il generale Campbell, sentito al Senato, chiede di valutare alternative. Tra due anni dovrebbero rimanere poche centinaia di soldati

I vertici militari in Afghanistan cauti sul ritiro delle truppe americane

Da diecimila militari a poche centinaia. È questo, al momento, il piano che gli Stati Uniti contano di mettere in atto in Afghanistan, da qui alla fine del 2016. Una mossa che a Washington hanno programmato da tempo, ma sul quale tuttavia si continua a discutere.

Il capo delle forze americane a Kabul, John Campbell, ha parlato oggi in Senato a Washington, testimoniando sul recente attacco che ha colpito l'ospedale di Medici senza frontiere a Kunduz, ma dicendo la sua anche sulla questione del ritiro delle truppe e invitando le autorità a considerare anche opzioni differenti.

Il generale americano ha sostenuto che gli afghani chiedono ancora il sostegno degli americani e ha nel frattempo chiesto di potenziare l'addestramento delle forze locali, anche per evitare che si ripetano situazioni come quella che ha coinvolto l'ospedale di Kunduz, dove ventidue persone sono rimaste uccise.

Alla commissione Esteri, Campbell ha detto che la situazione del Paese, dove i talebani sono tornati a farsi sentire con forza, è tale per cui un ripensamento della strategia sarebbe da considerare. "Credo che dovremmo provvedere ad opzioni diverse da quanto indicato nei piani iniziali", ha chiarito, aggiungedo la sua voce a quella di Ash Carter, numero uno del Pentagono, che ieri ha detto di avere presentato altre opzioni alla Casa Bianca.

Gli insorti afghani sono tornati negli ultimi giorni a costituire una minaccia evidente, prendendo il controllo della città settentrionale di Kunduz, dove ancora oggi proseguono gli scontri con le forze Nato e afghane.

Alla luce degli eventi, l'amministrazione statunitense potrebbe considerare seriamente un piano B.

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