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"Io, volontaria in un centro profughi tedesco, molestata ogni giorno"

Il racconto di una ragazza che presta soccorso in Germania: "Sto pensando di licenziarmi perché gli immigrati trattano noi donne come prede"

"Io, volontaria in un centro profughi tedesco, molestata ogni giorno"

Che lo voglia o no Angela Merkel, in Germania il format immigratorio voluto fortemente dalla signora cancelliera scricchiola sempre di più, a partire dall'insofferenza di chi ha deciso di rendersi partecipe della sua generosissima trovata, più strategico-politica che umanitaria, salvo poi pentirsi e sfogare il proprio malcontento come un fiume in piena.

Stiamo parlando delle migliaia di volontari operativi nei campi profughi tedeschi, in particolare delle volontarie donne, bersaglio quotidiano dell'arroganza e del dispotismo di questi "ospiti" che fanno i padroni in casa altrui e non perdono occasione per molestarle, a parole e spesso anche con le mani. "Ho fatto domanda per questo lavoro perché era esattamente quello che volevo fare, non vedevo l'ora di fare qualcosa di concreto per aiutare i rifugiati - ha raccontato al canale tedesco N24 una ragazza che assiste 1.500 migranti in attesa di asilo politico presso un centro di prima accoglienza nei pressi di Düsseldorf - poi i primi profughi sono venuti nel mio ufficio: dopo le prime visite, ho capito che la mia idea molto positiva e idealista di loro non era reale, il loro comportamento era molto diverso dalla realtà. Certo, non si può generalizzare per tutti i rifugiati, molti di loro sono cordiali, ma sono onesta ad affermare che il 90 per cento di coloro che incontro sono piuttosto sgradevoli".

La volontaria interpellata dall'emittente televisiva svela le assurde pretese di molti immigrati: "In primo luogo, molti di loro sono estremamente esigenti. Sono venuti da me chiedendo di avere immediatamente un appartamento, una macchina di lusso e un ottimo lavoro. Quando ho detto loro che non era possibile, sono diventati molto aggressivi. Un afgano ha minacciato di uccidersi, se non lo avessi assecondato con queste richieste. Un arabo ha urlato a un mio collega 'Vi decapiteremo tutti!'. A causa di queste e altre cose, la polizia viene qui più volte alla settimana". E le attenzioni morbose dei rifugiati magrebini non si sono certo limitate ai fatti di Colonia: "E' ben noto che sono soprattutto uomini single che vengono da noi, almeno 65 o 70 per cento - continua la ragazza - sono ancora giovani, solo 20 anni o giù di lì, e non più di 25. E non rispettano noi donne, non ci prendono sul serio. Se io come donna dico loro qualcosa, quasi non mi ascoltano o semplicemente si rifiutano e chiedono di parlare con un collega di sesso maschile".

Sguardi sprezzanti e aggressioni verbali sono all'ordine del giorno: "Fanno commenti nella loro lingua, mentre gli altri guardano e ridono. E' davvero sgradevole. Ci fanno anche fotografare con i loro smartphone, senza chiedere, e poi le inviano ai loro amici in patria, per dire 'Venite anche voi a prendervi le prede europee!'. Questo mi ha costretto a iniziare a vestirmi in modo diverso. Amo indossare a volte vestiti aderenti, ma ora non più. Ora devo indossare pantaloni larghi e sempre top a collo alto. E quasi non uso più il trucco. E non solo ho dovuto cambiare il mio aspetto esteriore per proteggermi da questo molestie, ho anche dovuto modificare il mio comportamento. Evito, per esempio, di andare dove molti di questi uomini single stanno. Se devo fare qualcosa lì, cerco di farla il più rapidamente possibile, senza sorridere in faccia a nessuno, perché possano fraintendere le mie intenzioni. Ma di solito io resto nel mio piccolo ufficio, se possibile. E non prendo più il treno per andare o venire dal lavoro, perché una collega è stata seguita da alcuni degli uomini alla stazione della metropolitana e molestata in treno. Vorrei risparmiarmi questo, perciò uso la mia auto".

Adesso la ragazza sta seriamente pensando di licenziarsi: "Non avrei mai pensato di smettere, mi piacciono i miei colleghi, in precedenza era così convinta del lavoro e di tutta la cosa in sé ed è molto difficile ammettere che è tutto così diverso da quello che avevo immaginato. Le dimissioni saranno un'ammissione, ma non possiamo andare avanti più.

Non possiamo sopportare di vedere quanto sia sbagliato tutto qui e di quanto sia difficile cambiare le cose".

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