C’è una doppia novità nel fatto che Mary Lou McDonald guiderà il Sinn Féin a partire dal prossimo 10 febbraio: non solo sarà la prima donna a dirigere il partito irlandese dal 1950 ma sarà anche il primo leader a non essere cresciuto e colluso con la storia di lotta armata, stragi e sangue che ha segnato la storia dell’indipendentismo irlandese fino agli accordi di pace del Venerdì Santo del 1998. La svolta si è concretizzata sabato 20 gennaio quando il consiglio di governo del partito si è riunito a Belfast per confermare McDonald come unica candidata alla successione di Gerry Adams, storico leader del movimento. Adams lo scorso novembre aveva rassegnato le dimissioni dalla presidenza del Sinn Féin, ruolo che ricopriva dal 1983. La decisione, ha dichiarato lo stesso Adams, fa parte «di un piano decennale per rinnovare il partito». L’obiettivo è di guadagnare il sostegno delle donne e dei giovani su cui fa sempre meno presa il fascino della lotta armata combattuta contro gli inglesi. Una 48enne, quindi, laureata in letteratura inglese al Trinity College di Dublino, per attrarre il consenso delle nuove generazioni e provare a salire al potere in Irlanda, dove il Sinn Féin non è mai riuscito a governare: «Sono cresciuta guardando Gerry Adams in televisione, non avrei mai immaginato che il 10 febbraio del 2018 sarei diventata il suo capo», ha commentato McDonald, riferendosi alla prossima riunione del partito che dovrà formalmente eleggerla presidente. Le sue stesse origini sono utilizzabili nella nuova narrazione che il Sinn Féin sta cercando di darsi per svecchiare l’immagine indipendentista di sinistra: McDonald proviene dalla middle class irlandese, è cresciuta a Rathgar, uno dei sobborghi più in della capitale e ha frequentato una scuola privata. Unitasi dapprima al Fianna Fáil (il partito repubblicano) verso la fine degli anni ‘90, è poi passata al Sinn Féin un paio d’anni dopo, lasciando dietro di sè il ricordo di una che sapeva quello che voleva, e come raggiungerlo. Primo parlamentare europeo del partito ad essere eletta a Bruxelles, nel 2004, a partire dal 2011 è diventata membro del Dáil Éireann, il parlamento irlandese. «Marmite Mary», l’hanno definita alcuni commentatori, un politico che o si ama o si odia. Come la crema marmite, che nei paesi anglosassoni si spalma sui toast per una colazione del campione non adatta a tutti i palati. «La verità è che nessuno potrà mai ricoprire il ruolo di Gerry Adams, io sarò me stessa. Camminerò con le mie gambe e insieme faremo un viaggio ricco di opportunità e sfide»: e non sono poche quelle che la attendono: un prossimo referendum irlandese sull’aborto; le difficili negoziazioni sulla Brexit e il problema di un possibile confine fisico con l’Ulster, lasciato in sospeso dall’accordo tra Londra e Bruxelles dello scorso dicembre; le possibili elezioni politiche in Irlanda e il ripristino della devolution in Irlanda del Nord. Il Sinn Féin, infatti, non siede solo nel parlamento di Dublino ma elegge sui rappresentanti anche nell’Assemblea di Belfast dove è oggi il secondo partito dopo gli unionisti del DUP. Con cui da oltre un anno sta cercando invano di accordarsi per governare, tanto che è dovuta intervenire Londra per approvare l’ultimo bilancio.
Una delicata situazione di stallo che McDonald sarà chiamata a disinnescare. Ed è proprio la sua inesperienza governativa a porre alcuni dubbi su quale possa essere la sua effettiva autonomia all’interno del partito che dovrà rappresentare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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