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"Per ora Palmira è ancora intatta, ma temo per la sorte delle rovine"

Il capo del dipartimento per le antichità siriano conferma che non ci sono stati danni, ma invita a non essere troppo ottimisti

"Per ora Palmira è ancora intatta, ma temo per la sorte delle rovine"

Per ora, alle rovine di Palmira, nulla è stato toccato. Ma la presenza dell'Isis nella città siriana, che controlla da alcuni giorni, preoccupa comunque gli archeologi. Preoccupa Maamoun Abdulkarim, il capo del dipartimento per le antichità siriano, che ha espresso i suoi timori in un'intervista alla Reuters.

"Non ci sono ancora stati danni", ha detto Abdulkarim al telefono, ribadendo di essere comunque preoccupato, soprattutto per le tombe dell'antico sito di Palmira e per il Tempio di Bel. Di sabato l'annuncio che gli uomini dell'Isis sono entrati in un museo locale, distruggendo i calchi di alcune opere già trasferite a Damasco.

Con ben in chiare in mente le immagini dei danni provocati dal sedicente Stato islamico in altri siti archeologico, a Nimrud oppure a Hatra, gli archeologi si sono adoperati per spostare prima della conquista della città quanto più possibile. Non è stato però possibile trasportare gli oggetti più pesanti come i sarcofagi.

Un pezzo pubblicato di recente sul Guardian da Hassan Hassan, autore di un libro sull'Isis, sostiene che le rovine di Palmira potrebbero non essere toccate, perché gli islamisti tendono a distruggere soltanto quegli oggetti o edifici che rappresenta divinità o sono luoghi di culto per religioni che considerano idolatria.

Proprio per questo Abdulkarim teme per la sorte del Tempio di Bel. E la conclusione che trae Hassan non lascia comunque spazio a molto ottimismo. L'Isis, scrive l'esperto, potrebbe comunque decidere di distruggere Palmira per infliggere un "danno psicologico" all'Occidente, che molto si sta concentrando sulla sorte di quel luogo.

Da Palmira arriva intanto il primo video girato dagli estremisti tra le rovine. Il filmato porta il logo della A'maaq Agency, una delle sigle che curano la propaganda del sedicente Stato islamico.

Il video, scrive su twitter Charlie Winter, ricercatore di Quilliam, è un chiaro segnale "di come l'Isis sia più che mai attento a come la stampa internazionale copre la sua avanzata".

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