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Cosa c'è dietro l'abbraccio tra Macron e Merkel

L'uscita di scena di Angela Merkel offre al presidente francese Emmanuel Macron l'opportunità di assumere il ruolo di leadership in Europa. Ma la strada è in salita e l'ostacolo più insidioso si chiama Mario Draghi

Cosa c'è dietro l'abbraccio tra Macron e Merkel. Ecco il vero obiettivo di Parigi

Non è un mistero: con l'uscita di scena di Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron mira una posizione di leadership nel Vecchio continente. Ieri Macron ha accolto con una grande festa a Beaune, in Borgogna, la cancelliera per conferirle la Legion d'Onore, la più alta onorificenza del Paese istituita da Napoleone. Come riportato dall'Agi, secondo quanto ha fatto sapere l'Eliseo, la visita rappresenta la conclusione "di una collaborazione di successo" tra la cancelliera e il presidente, sia dal punto di vista della cooperazione franco-tedesca che sul piano delle relazioni europee. Benché, secondo il capo dell'Eliseo, "l'Europa non può andare avanti se Germania e Francia non sono d'accordo", è chiaro che con l'addio di Merkel Macron vuole fare il Napoleone europeo, il leader del Continente rafforzando la posizione di Parigi nell'Ue dopo 16 anni di egemonia merkeliana.

Macron, sogni di leadership dopo l'addio di Merkel

Il destino del presidente francese dipenderà in gran parte da come andrà il semestre di presidenza francese dell'Ue, che inizierà a gennaio, e, naturalmente, se Macron riuscirà ad assicurarsi la rielezione alle elezioni presidenziali francesi del prossimo aprile. Non c'è dubbio che quella di Macron è una strada in salita, e non solo perché è un leader estremamente meno popolare di Angela Merkel. Secondo l'inglese Guardian, che all'inizio di ottobre si chiedeva chi sarebbe stato il successore della cancelliera in Europa, le sue proposte – una difesa integrata dell'Ue, una riforma della zona euro, una politica comune di asilo, una tassa digitale – hanno fatto pochi progressi negli anni, ostacolate in parte da una coalizione tedesca paralizzata e dalla cautela della cancelliera stessa. Pochi osservatori credono, nota sempre l'illustre quotidiano britannico, che l'uscita di scena di Merkel spianerà la strada "all'ambizioso, impaziente e a volte arrogante" presidente francese. Per fare il capitano della squadra, infatti, il carattere "spigoloso" di Macron potrebbero non essere adatto e le sue grandi ambizioni, controproducenti.

Secondo la maggioranza dei diplomatici europei che hanno parlato con l'agenzia Reuters nelle scorse settimane, "non è che Macron possa guidare l'Europa da solo. No. Deve rendersi conto che deve stare attento. Non può aspettarsi che la gente salti sul carro francese". Se vuole assumere il ruolo di leader, Macron deve necessariamente trovare dei fedeli alleati, e la recente crisi dei sottomarini ha svelato tutta la sua debolezza in tal senso: il capo dell'Eliseo, infatti, ha trovato poche voci di sostegno tra gli alleati europei quando l'Australia ha annullato un mega accordo di difesa per i sottomarini dalla Francia. Il francese non gode nemmeno di grande stima a est. I Paesi dell'est europeo e i Paesi baltici - legati agli Stati Uniti in opposizione alla Russia - rimangono piuttosto scettici nei confronti di Macron, infastiditi dalle sue aperture di dialogo verso Mosca e dalle sue "sparate" contro l'Alleanza Atlantica, che quei Paesi ritengono vitale per la propria sicurezza.

L'ostacolo più grande: Mario Draghi

C'è oltretutto un leader, in Europa, capace seriamente di mettere i bastoni fra le ruote ai sogni di Macron: il Presidente del consiglio Mario Draghi. L'ex capo della Banca centrale europea ha eccellenti rapporti con gli Stati Uniti ed è sicuramente l'uomo maggiormente apprezzato da Washington in Europa, in questo momento, e questo rappresenta un enorme vantaggio. Come già sottolineato dal Giornale, la prestigiosa rivista statunitense Foreign Affairs l'ha già incoronato "campione d'Europa e speranza dell'Occidente". E anche Bloomberg, un paio di settimane fa, ha incoronato supermario leader dell'Europa post-Merkel, ricordando il passato di Draghi al Massachusetts Institute of Technology, alla Banca mondiale e a Goldman Sachs, a ulteriore testimonianza di una vicinanza con gli Usa ben più radicata rispetto a Macron. Secondo l’editoriale, infatti, il presidente del Consiglio italiano esprime la visione di un multilateralismo nel quale "gli Stati Uniti sono i principali azionisti".

Investitura da vero leader europeo.

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