In Libia brucia ancora il Tricolore: ​è l'offensiva di Haftar contro l'Italia

Dopo l'accordo di Salvini con Serraj, si infiammano le tribù vicine ad Haftar. In molti preparano il jihad contro l'Italia. E dalle tv locali parte la minaccia a Roma

In Libia brucia ancora il Tricolore: ​è l'offensiva di Haftar contro l'Italia

Nei giorni scorsi Elisabetta Trenta aveva fatto sapere che, nelle prossime settimane, si recherà in Libia e tenterà di incontrare il generale Khalifa Haftar. Nei giorni scorsi il ministro della Difesa ha, infatti, chiesto al consigliere per la Sicurezza degli Stati Uniti, John R. Bolton, di aiutare l'Italia ad "assumere un ruolo di leadership" per portare la pace in Libia. Haftar si oppone infatti al governo guidato da Fayez al Serraj con cui Matteo Salvini ha già stretto un primo accordo per fermare le partenze di immigrati dalle coste libiche. Il governo italiano sa, infatti, molto bene che bisogna passarea anche per Bengasi se vuole bloccare, una volta per tutti gli sbarchi.

Fonti sentite da Defense News fanno trapelare l'irritazione dell'Italia con la diplomazia francese per il sostegno transalpino ad Haftar. È, infatti, a Bengasi che nelle ultime settimane sta montando l'odio contro l'Italia e gli italiani. E a fomentarlo sono le televisioni controllate dal maresciallo sostenuto dall'Eliseo. Come riporta il Messaggero, vengono riproposti a tambur battente filmati contro l'Italia "fascista e coloniale", che rivangano Omar al Mukhtar, l'eroe della resistenza libica alle politiche coloniali di Benito Mussolini e impiccato dagli italiani nel 1931 a sud di Bengasi (guarda qui). Non solo. Questo revanchismo viene condito con le immagini del Tricolore italiano dato alle fiamme, twittate poi all'ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Perrone, e all'Eni (guarda qui), e con le interviste alle tribù della Cirenaica che invocano il jihad contro Roma (guarda qui).

A far infuriare Haftar e le tribù della Cirenaica sarebbero state sia la scelta del governo Conte di rinnovare l'accordo con Serraj per gestire l'emergenza immigrazione sia la volontà della Trenta di garantire all'Italia la leadership in Libia. Tanto che nei giorni scorsi il generale libico si è sentito in dovere di sottolineare che l'esercito di Bengasi non tollererà "presenze militari straniere" nel Paese. "Il pretesto della lotta all'immigrazione clandestina - ha asottolineato - non può condurre a un intervento militare straniero nel sud del paese africano". Il riferimento era appunto alla visita di una task force italiana nella libica Ghat per mettere a punto il controllo delle frontiere in quel territorio e impedire che gli immigrati arrivino al Mediterraneo. Anche un consiglio tribale del villaggio ha condannato la scelta delle autorità locali di accogliere la delegazione italiana. "Tutti coloro che a Ghat riceveranno gli italiani sono da considerare traditori", ha messo in chiaro il consiglio tribale che, secondo il Libya Observer, è fedele a elementi dell'ex regime di Muhammar Gheddafi. "La visita italiana spiana la strada alla realizzazione di una base militare nel sud del Paese", spiegano i miliziani che hanno preso il controllo dell'aeroporto di Ghat, nel Fezzan, per impedire l'atterraggio al volo con a bordo gli italiani.

Nei giorni scorsi Perrone ha smentito seccamente "i rumors che l'Italia voglia stabilire una base militare nel sud della Libia". "Sono semplicemente fake news", ha detto assicurando, poi, che "il ministero dell'Interno sta lavorando al programma dell'Unione europea per rafforzare la sovranità libica e la capacità della Guardia di frontiera libica contro i trafficanti di essere umani". Eppure, come riporta l'agenzia Agi, le tribù hanno già iniziato a ribollire fomentando l'odio anti italiano. Tra queste, secondo il Messaggero, gli Jawazi si sono detti pronti al jihad contro "i nemici di Allah". E al loro fianco potrebbero esserci anche gli al Manfah che sostengono l'obiettito di Haftar di riprendersi la Mezzaluna petrolifera.

Intanto sulle tivù locali continuano a essere trasmesse le riprese di facinorosi che bruciano il Tricolore italiano per strada. "L’Italia è dalla parte sbagliata", tuonano questi accusando Roma di "sostenere quei gruppi che stanno sfruttando politicamente la Libia".

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