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L'Isis potrebbe cambiare strategia ed attaccare le rotte commerciali nel Mediterraneo

Il Mediterraneo non è solo immigrazione, rappresenta la diffusione del terrorismo proveniente dal Nord Africa. I possibili futuri obiettivi dell’Isis potrebbero essere le navi da crociera, le piattaforme petrolifere o le navi portacontainer

L'Isis potrebbe cambiare strategia ed attaccare le rotte commerciali nel Mediterraneo

Le navi da crociera nel Mediterraneo potrebbero essere il prossimo obiettivo di un attacco terroristico da parte dei gruppi militanti equipaggiati con armi di fabbricazione russa. Questo il monito lanciato da Londra dal più alto ufficiale della Marina del Regno Unito nella NATO, il vice ammiraglio Clive Johnstone.

Lo Stato islamico starebbe per gettare quella che è stata definita come una “uncomfortable shadow”, un'ombra scomoda sul commercio e l'accesso marittimo nel Mar Mediterraneo.

Secondo Johnstone, l’Isis potrebbe tentare di costruire una piccola, ma veloce flotta in grado di muovere guerra contro l’Occidente. Da rilevare che fino ad oggi, i satelliti non hanno mai dimostrato la produzione in serie di vettori anfibi ad opera del califfato. Sarebbe assurdo, infine, considerare dei gommoni come una forza d’assalto anfibia. Nonostante sia corretto immaginare le possibili proiezioni, sarebbe opportuno rilevare che nel Mediterraneo sono rischierate più di settanta navi da guerra (tra NATO, USA e Russia) senza considerare i sottomarini che comunque avrebbero impiego limitato contro tali piccoli vettori. L'episodio isolato, infine, non va confuso con una forza navale standardizzata

Il Mediterraneo non è solo immigrazione – ha spiegato Johnstone – rappresenta la diffusione del terrorismo proveniente dal Nord Africa. I possibili futuri obiettivi dell’Isis potrebbero essere le navi da crociera, le piattaforme petrolifere o le navi portacontainer.

Le navi da crociera effettuano rotte “sicure”, così come le navi portacontainer. Diverso, invece, il discorso per le piattaforme petrolifere geo-localizzate.

L’attuale strategia dello Stato islamico all’estero si basa su isolati, ma violenti episodi di terrorismo: una tattica ideale per instillare la continua paura. Nonostante le ambizioni (al-Qaeda aveva un braccio marittimo), non ci sono prove che possano lasciare intendere che il prossimo step dell’Isis possa essere rappresentato da una forza di proiezione dal mare contro vettori nel Mediterraneo (che non è l’oceano, anche se la storia annovera tragici episodi) anche perché significherebbe un cambio di strategia. Attaccare una nave da crociera potrebbe avere implicazioni straordinarie per il mondo Occidentale ed una reazione di quest’ultimo che giustificherebbe interventi congiunti su larga scala.

La NATO non può predire il futuro – ha concluso Johnstone – ma il Mediterraneo preoccupa.

Il monito di Johnstone va letto tra le righe.

Se la Libia diventasse un polo strategico sicuro per le nuove reclute dell’Isis, è corretto ipotizzare una proiezione terroristica verso l’Europa attraverso il Mediterraneo che però, lo rileviamo ancora una volta, in questo periodo è uno dei mari più sorvegliati al mondo.

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