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Londra corteggia gli indecisi: con il "no" più poteri e risorse

A ridosso del voto di domani il governo firma un accordo sulla devolution per arginare la vittoria degli indipendentisti

Supporters della campagna contro l'indipendenza della Scozia a Edimburgo
Supporters della campagna contro l'indipendenza della Scozia a Edimburgo

Londra - Westminster pronta alla devolution purché la Scozia resti nel Regno. I tre partiti di maggioranza e opposizione hanno siglato ieri un accordo che si impegna a dare maggiori poteri al Parlamento scozzese in caso di vittoria del «No». Il testo dell'accordo che porta la firma del primo ministro David Cameron, del suo vice Nick Clegg e del leader laburista Ed Miliband è stato pubblicato sulla prima pagina del quotidiano scozzese Daily Record ed è incentrato su tre punti. Oltre alla delega di maggiori poteri, promette la condivisione delle risorse disponibili in maniera equa e l'impegno categorico nel riconoscere al governo scozzese ogni decisione sul finanziamento del servizio sanitario nazionale in base alla formula Barnett, il metodo usato per determinare la distribuzione delle risorse nel Regno Unito. Ed è forse proprio quest'ultimo impegno quello più importante dato che il futuro del servizio sanitario è uno dei maggiori punti interrogativi nel caso la Scozia dovesse decidere di staccarsi.

Dopo i discorsi strappalacrime quindi, i politici che tengono all'unione mantengono la loro promessa e presentano l'accordo firmato a meno di 48 ore dal voto. Una mossa annunciata che non muove di un millimetro la posizione secessionista. Il primo ministro scozzese Alex Salmond la definisce «un tentativo dell'ultimo minuto» mentre l'ex premier Nicola Sturgeon dubita della sincerità dell'offerta. «Se esisteva un'intenzione seria di delegarci maggiori poteri perché non l'hanno fatto prima?» ha commentato ieri durante il programma politico della Bbc e a chi le chiedeva in che modo i secessionisti pensano di garantire una qualità di vita migliore ha risposto così: «L'indipendenza non è una bacchetta magica, ma è un'enorme opportunità». Nel frattempo sono sempre di più le star che scendono in campo. Dopo il baronetto David Beckham che sostiene il fronte del No insieme a David Bowie e JK Rowling, si è espressa invece per la scissione la regina della moda Vivienne Westwood. E ieri si sono ritrovati in cinquemila a Londra per convincere la gente a rimanere unita. La manifestazione, organizzata da Let's Stay Together si è conclusa in una gremitissima Trafalgar Square e ha potuto contare sulla partecipazione di personaggi come Bob Geldof, Eddie Izzard e Al Murray. «Tutto il Paese, non solo la Scozia è disillusa dalla politica - ha detto Geldof - ma non si può risolvere il tutto egoisticamente scegliendo di uscirne per sempre».

La battaglia referendaria ormai si combatte porta a porta e i secessionisti hanno deciso di non lasciare nulla d'intentato. Secondo The Times sarebbero pronti a travolgere la Scozia con due milioni e mezzo di volantini e trecento cartelloni. Una mossa che potrebbe spiazzare gli unionisti che possono contare soltanto su un milione e mezzo di volantini e 200 cartelloni. Mentre tutti i sondaggi danno le due fazioni testa a testa, le agenzie di scommesse offrono un risultato ben diverso. Secondo Betfair.com la vittoria del «No» appare schiacciante: sul «no» sono state puntate 4 milioni di sterline, contro soltanto un milione sul «Si».

Intanto le banche corrono ai ripari e riforniscono di valuta le filiali nel timore che in caso d'indipendenza i clienti si riversino a migliaia agli sportelli per prelevare i propri fondi, preoccupati da una futura instabilità economica.

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