Da Londra a L’Aia: coincidenze o un attacco multiplo?

Da Londra a L'Aia fino alla stazione di Parigi, il terrore è piombato sull'Europa. Adesso sorgono molti interrogativi

Da Londra a L’Aia: coincidenze o un attacco multiplo?

Nel momento in cui scriviamo, nessuna sigla jihadista ha riportato o rivendicato quanto avvenuto ieri a Londra, L’Aia e Parigi. Limitata, almeno fino a questo momento, la reazione dei simpatizzanti dello Stato islamico.

Le possibilità che possa essersi trattata di coincidenza

L’attentato terroristico in se è un’azione razionale sorprendente che bilancia immediatamente le forze con il nemico (lo Stato) in un arco temporale strettamente limitato.

Londra, ieri pomeriggio

Un 28enne di origini pachistane armato di coltello ferisce i pedoni che stanno transitando sul London Bridge. L’assalitore, bloccato dai civili, è stato poi eliminato dalla polizia. Sarebbero almeno dieci le persone accoltellate. I due feriti più gravi sono morti. Sul cadavere dell’assalitore, Usman Khan di 28 anni, già condannato per reati di terrorismo ed in libertà condizionata con il braccialetto elettronico alla caviglia, è stata rinvenuta anche una cintura esplosiva che si rivelerà essere falsa. Nelle ultime settimane nella capitale inglese sono stati registrati diversi casi di accoltellamenti.

L’Aia, ieri sera

Poche ore dopo l’attacco di Londra, un altro episodio simile è avvenuto a L’Aia, città sede del parlamento olandese e del governo dello Stato. Tre minorenni sono stati feriti nella Grote Marktstraat, la principale strada commerciale della città, da un uomo di carnagione scura di circa 45 anni. L’assalitore, con indosso una tuta grigia da jogging, dopo aver accoltellato i passanti (probabilmente a caso)è sparito nel nulla.

Londra e L’Aia: obiettivi e dinamiche simili

Il terrorismo è adattabilità. Il contesto plasma le tattiche, le procedure e le tecniche assimilate negli anni. Prendiamo a riferimento l’attacco sul London Bridge. Sulla rete sono presente numerosi filmati amatoriali. L'attacco ha dimostrato il vero significato di successo nelle operazioni militari. Il successo non si misura con la forza delle armi o dal numero di soldati schierati, ma si ottiene con la molteplice coesistenza di un certo numero di fattori. I due principali fattori sono la posizione ed il tempo. La determinazione è un segno distintivo dell'esecutore solitario. Non dobbiamo mai dimenticare, infine, la bidimensionalità dell’operazione solitaria nella sua doppia valenza politica e militare.

L’assalitore sul London Bridge ha analizzato il contesto ed utilizzato ciò che possedeva in quell’esatto momento. L’uomo è stato terminato a pochi metri dalle barriere concepite per proteggere i pedoni dal terrorismo veicolare. Da quelle barriere ormai entrate nel nostro quotidiano e concepite per contrastare una specifica singola minaccia. In diverse occasioni abbiamo rilevato che le difese delle nostre città potrebbero essere obsolete

L’attacco a L’Aia è avvenuto nella Grote Marktstraat, la principale strada commerciale della città. È un’area interdetta al transito veicolare. Anche in questo caso l’assalitore ha analizzato il contesto, improvvisando per raggiungere il suo scopo. Gli assalitori di Londra e L’Aia hanno sfruttato il contesto a loro vantaggio, improvvisando. L’attentato terroristico in se non è da considerare come un episodio opportunista, ma rappresenta lo stadio finale di un lucido processo razionale che inizia proprio con la selezione del target. La selezione dei bersagli, guidata da obiettivi strategici e ideologici, è sempre plasmata in risposta alle misure di sicurezza esistenti nell’ambiente operativo che si intende colpire. L’attore razionale effettua un calcolo dei costi e dei benefici quando seleziona un bersaglio. La razionalità procedurale dell'uso del terrorismo, basato sull'osservazione e sull'esperienza, è ulteriormente rafforzata dall'utilità che massimizza la natura del targeting.

Sarebbe opportuno ricordare un passaggio di The British Parliament Operation, l’analisi di al Qaeda dell’attentato avvenuto a Londra nell’aprile del 2017. “Ci appelliamo ai mujahid solitari: non fate affidamento sulle medesime tattiche, ma ampliate le possibilità ed i metodi da impiegare. Vi consigliamo di studiare tutte le operazioni precedenti così da scoprire i fattori di successo ugualmente importanti. Quindi, scegliete con attenzione i vostri obiettivi, preparate il mezzo più efficace e semplice e non dimenticate il momento opportuno”.

La possibile nota su Amaq

In merito alla possibile nota su Amaq, qualora avvenisse, possiamo già affermare che lo Stato islamico ignorerà l'elemento più importante dell'intera equazione: i londinesi che hanno combattuto sul ponte di Londra. Una reazione determinante che ha evitato un ancora più tragico bilancio. E non è la prima volta.

La “bomba” di Parigi

Poche ore dopo i fatti di Londra e L’Aia, la stazione Gare Du Nord di Parigi è stata evacuata per un presunto pacco sospetto abbandonato. All’interno di una valigia abbandonata è stato rinvenuto un apparente proiettile di mortaio. Si rivelerà essere inerte. Quella della Gare Du Nord sarebbe stata le terza allerta bomba registrata nella giornata di ieri dalla compagnia ferroviaria SNCF.

Coincidenze o attacco multiplo?

In queste ore sono più le domande che le certezze. Solo per un attimo ipotizziamo che quanto avvenuto ieri fosse stato premeditato ed organizzato. Stiamo ragionando per assurdo. Se fossero state cellule organizzate con un qualche tipo di contatto con una organizzazione terroristica, avrebbero ricevuto soltanto dei coltelli come equipaggiamento? Se fossero state cellule organizzate non avrebbero ricevuto un qualche tipo di supporto logistico? Ed ancora Parigi. Quell’ordigno inerte era un semplice messaggio? Un test per monitorare i tempi di reazione?

Ragioniamo ancora per assurdo. Se i tre esecutori materiali si fossero coordinati sulla rete, perché non agire nella medesima città cosi da disperdere le forze sul campo? E se si fosse trattato di attacco multiplo coordinato su vasta scala (la farsa del piano globale del terrore), perché il target di Parigi era differente? Parliamo sempre di soft target, ma in contesti nettamente diversi. Con l’espressione soft target non si indica una morbidezza strutturale, ma si riferisce ad un’area facilmente accessibile. I terroristi non sarebbero nulla se non fossero adattabili.

Pianificazione operativa e supporto logistico

Una delle caratteristiche di una cellula che si prepara ad un attentato in grande stile è un'attenta pianificazione sia operativa che logistica. Da un punto di vista logistico, il massimo dell'efficienza è la standardizzazione delle armi, degli equipaggiamenti e delle munizioni. Due coltelli ed un proiettile inerte non denotano pianificazione operativa e supporto logistico. Tuttavia la scelta dell'equipaggiamento (i coltelli), potrebbe essere motivata da diversi fattori come la difficoltà nel reperire armi da fuoco al mercato nero, la mancanza di denaro o la totale inesperienza nell'utilizzarle. La falsa cintura esplosiva indossata, infine, potrebbe indicare un terrorista improvvisato e radicalizzati a distanza. Del proiettile inerte rinvenuto a Parigi ignoriamo praticamente tutto.

Perplessità anche sulla modalità di azione delle cellule. Se fossero state coordinate perché tre modalità diverse nell’esecuzione dell’attacco? Cellula suicida a Londra, cellula “mordi e fuggi” a L’Aia e cellula vettore a Parigi.

Il Jihadismo di quartiere

È certamente possibile fortificare un perimetro contro ogni tipo di minaccia, ma non sarebbe realistico per una città. In una democrazia libera, quello definito come jihadismo di quartiere, non può essere eliminato totalmente. Si potrà fortificare il perimetro di una piazza, ma i terroristi troveranno sempre una strada, un’area da colpire. I bersagli potenziali sono praticamente infiniti per un profilo di minaccia totalmente imprevedibile. Il jihadismo di quartiere non potrà mai essere eliminato totalmente considerando lo sterminato playbook delle minaccia terrorista. Il rischio però si può attenuare, rivalutando la sicurezza degli spazi aperti senza trasformare le città in fortezze (utile al riguardo la strategia dell'Australia per proteggere le città dal terrorismo). Così come i terroristi, è essenziale immaginare l’inimmaginabile. È essenziale, infine, una cultura alla sicurezza per aumentare la consapevolezza del personale nei luoghi affollati.

Mentre la resilienza è difficile da misurare in assenza di un attacco (non sappiamo realmente come si comporterà un sito protetto da un vero attacco), la valutazione periodica delle politiche e delle procedure attuate, garantirà misure protettive commisurate al livello di esposizione.

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