Il governo francese getta la maschera, sceglie di non fingere più: il trattato di Dublino non solo non va modificato, ma va addirittura rafforzato. Parola del ministro transalpino per gli Affari Europei, Nathalie Loiseau. Che in un incontro organizzato dall'Istituto affari internazionale e da La Stampa concede una lunga intervista al quotidiano torinese sulle politiche europee di Parigi, dai migranti al contrasto al terrorismo, dal caso Stx-Fincantieri alla crisi libica.
Ed è proprio sull'emergenza migratoria che si concentrano le questioni più spinose, con l'esecutivo voluto da Emmanuel Macron che sembra intenzionato a darsi da fare per risolvere anche questo problema. Più denaro e più uomini ai Paesi di prima accoglienza, come Italia e Grecia; potenziamento dell'operazione Sophia per fermare sempre più migranti; istituzione di un sistema europeo di sanzioni contro i trafficanti.
Ma chiusura totale sulla vera questione dell'affaire migratorio: la riforma del trattato di Dublino. Il regolamento Ue che stabilisce, fra l'altro, l'obbligo per i migranti di richiedere protezione internazionale solo ed esclusivamente nel primo Paese Ue in cui mettono piede. Una legislazione evidentemente voluta dai Paesi del centro-nord Europa a discapito di Italia e Grecia (la Spagna ha da tempo posto in essere efficaci accordi con il Marocco). La Loiseau è chiarissima: a una domanda precisa sull'opportunità di riformare il regolamento risponde che "vogliamo mantenere, rafforzare e migliorare il sistema." Detto in parole povere: l'Italia può ambire a maggiori risorse economiche e umane, ma i migranti resteranno nello Stivale. O al massimo in Grecia, che però è posta al riparo dall'accordo stretto nel 2016 con la Turchia.
Il ministro di Macron tenta poi di gettare acqua sul fuoco parlando del caso Fincantieri, assicurando che "non c'è desiderio di nazionalizzare a tempo indeterminato", e della crisi libica, per cui auspica "maggiore stabilità da ricercare con l'Italia, sotto l'egida dell'Onu".
Ma anche in questo caso le rassicurazioni offerte al nostro Paese assomigliano più a un palliativo che a una vera garanzia di cooperazione. Per quanto riguarda i migranti, invece, Parigi non finge ormai nemmeno più. La solidarietà europea offerta da Macron in campagna elettorale è già stata ridimensionata: sarà solidarietà a distanza.
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